Se n’è andato Norberto Foletti, ultimo maestro d’ascia di Riva del Garda
Norberto “Berto” Foletti, timoniere di gran randa, come il sommo Vate Gabriele D’Annunzio lo avrebbe certamente nominato nella “loro” casa, ossia la Fraglia della Vela di Riva del Garda, è salpato per l’ultimo suo bordo. Nato nel 1936 in provincia di Cremona, trasferitosi con papà, mamma e due fratelli a Riva dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, col padre Giuseppe reduce della campagna di Russia che si era preso due pallottole nel petto, Norberto fin da giovane dimostra il genio che era già in lui. Costruiva barche in legno, mestiere imparato da un esodato istriano, tale Cernisky, che lavorava ai Cantieri Zontini, passando poi in Fraglia a Riva dove quattordicenne inizia a capire come mettere assieme il fasciame per costruire una barca. Le prime assi va a prenderle nel 1953 con suo padre dagli Oradini in valle di Ledro, con un carretto a mano. In piazzetta San Rocco costruisce la sua prima barca. Di lì in poi Norberto mette in piedi un sodalizio velico con Learco Bonora, per tutti i rivani detto “Fiacca”, un prodiere col quale andrà a regatare ovunque nel mondo. Costruisce lo Speedy, il primo motoscafo della famiglia Danti, ancora oggi visibile col gemello Speedy 2 nel canale della Rocca, acquista e restaura la sua amata Manuela VII, un ex classe olimpica 5.5. che sarà l’amore della sua vita.
Così come le figlie Annalisa e Raffaela e il figlio Mauro, i tre doni che gli ha dato l’amata moglie Lisetta.
Si è dedicato anima e corpo agli Optimist, la barca sulla quale s’impara ad andare a vela, mette in piedi un’organizzazione invidiata da tutto il mondo, segue sempre i suoi ragazzi con le ultime direttive date al fido Fiacca e a Mauro Stanga, ex presidente della Fraglia Vela, solamente venerdì scorso. Una vita per la vela, ma anche qualche spazio per la musica con partecipazione nel direttivo del Corpo Bandistico rivano e nel direttivo degli Artigiani locali.
“El Foleti, coi oci che ghe sluse
el torna senza pressa al capanom
la so sposa la sèra anca el gabiot
e i parte per le ferie de balom”
scriveva Enrico Rossaro nel 1990, dedicandogli una poesia in dialetto che recita ancora
“El fabrica barche, da lù sol, de quatordese metri o zò de lì,
una a l’am, bèle lustre e bèle staife, a la moda de mili ani fa,
che dopo le pol nar miga sol per el lac, ma anca sui mari”.
Buon vento “Berto”, naviga tranquillo verso il porto del cielo.