RSA dell’Alto Garda e Ledro: “Servono 51 posti in più”
Ha coinvolto l’Alto Garda e Ledro il secondo degli otto incontri, uno per ogni ambito territoriale, che Upipa organizza per confrontarsi con gli enti soci. L’Unione Provinciale Istituzioni Per l’Assistenza riunisce le Aziende Pubbliche per i Servizi alla Persona della provincia di Trento e delle altre istituzioni (pubbliche e private) che operano prevalentemente nel settore socio-assistenziale e sanitario.
Presenti l’Apsp “Città di Riva”, “Casa Mia”, “Giacomo Cis” di Ledro (con la presidente Marisa Dubini che è anche vicepresidente di Upipa e consigliera di zona), “Fondazione Comunità” di Arco e “Residenza Molino” di Dro. Per UPIPA hanno presenziato la presidente Michela Chiogna, il direttore Massimo Giordani e la consigliera Laura Flor.
La questione prioritaria trattata è quella relativa alle risorse, visto l’incremento dei bisogni dell’utenza.
“La risposta residenziale – scrive l’Ente provinciale – non può essere sostituita con l’assistenza domiciliare che, se necessaria 24 ore su 24, costa più di una Rsa. Nell’Alto Garda e Ledro esiste la possibilità di rendere disponibili 51 posti letto: 18 alla “Fondazione Comunità” di Arco che ha chiesto l’autorizzazione al funzionamento senza costi per la Provincia (posti privati a pagamento) ma non l’ha ricevuta, 20 alla vecchia sede della “Residenza Molino” di Dro, anch’essa in attesa di autorizzazione o destinazione, 13 alla nuova struttura dell’Apsp “Città di Riva” che avrebbero dovuto essere finanziati in base al protocollo d’intesa ma che la Provincia attualmente non intende finanziare, di fatto rendendo impossibile l’apertura dell’intera struttura per problemi di sostenibilità economica. Sul ricorso a personale extra parametro – prosegue UPIPA – come già fatto dall’ambito Trento–Valle dei Laghi, si chiede di introdurre una gradualità di incremento. Se una Rsa è caratterizzata dalla presenza di utenti particolarmente gravi, servono più professionisti per assicurare il servizio, dunque andando oltre il parametro previsto e finanziato ad oggi.
Una forte criticità – conclude il comunicato dell’Ente – è relativa ai malati psichiatrici giovani, spesso ricoverati proprio nelle Rsa: una soluzione non adeguata alle loro esigenze e che, tra le altre cose, rende indisponibili per lungo tempo diversi posti, contribuendo ad allungare le liste di attesa per i non autosufficienti”.