PEBA di Arco, le riflessioni del prof. Tamburini sulla città inclusiva

Arco torna a parlare di accessibilità, inclusione e futuro. E lo fa attraverso una voce autorevole della sua comunità: quella di Augusto Tamburini, ex professore del liceo Maffei di Riva del Garda, figura da sempre attenta ai temi dell’inclusione sociale e del diritto alla città per tutti. Con un lungo post divulgativo, Tamburini ricorda alla cittadinanza quanto il PEBA – Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche – rappresenti oggi uno degli strumenti più avanzati e necessari per costruire spazi urbani davvero a misura di tutti.
La riflessione dell’ex docente arriva in concomitanza con un appuntamento importante per Arco. Nella serata di giovedì 20 novembre, alle ore 20.30, il Comune ha convocato la popolazione alla presentazione pubblica del PEBA di Arco, nella Sala Consiliare del Casinò municipale, in viale delle Magnolie 9.
Un momento di confronto guidato dall’architetta Livia Porro e dall’architetta urbanista Anna Viganò, del Collettivo Architutti, realtà che da anni lavora sui temi della progettazione inclusiva.
Superare le barriere per costruire comunità
Nel suo intervento, Tamburini ricorda come “il miglior modo di includere cittadine e cittadini svantaggiati è garantire loro piena possibilità di vivere e muoversi negli spazi della propria comunità”.
Il PEBA nasce esattamente per questo: monitorare, progettare e pianificare gli interventi volti al superamento delle barriere architettoniche, non solo fisiche, ma anche sensoriali e cognitive.
Un’evoluzione fondamentale rispetto alle normative del passato, concentrate quasi esclusivamente sull’accessibilità minima. Oggi l’obiettivo è molto più ambizioso: garantire fruibilità, autonomia e dignità a tutte le persone, indipendentemente dalle loro abilità.
Uno strumento interdisciplinare al servizio dei Comuni
Come ricorda l’ex professore, i PEBA – introdotti come obbligatori dalle leggi 41/1986 e 104/1992 – sono strumenti complessi e interdisciplinari, che richiedono competenze provenienti da diversi ambiti: pianificazione del territorio, lavori pubblici, gestione del patrimonio comunale, progettazione partecipata.
Il percorso si sviluppa in quattro fasi principali:
Analisi dello stato di fatto e ascolto della cittadinanza;
Definizione delle soluzioni progettuali;
Stima dei costi;
Programmazione degli interventi.
Una volta approvato, il piano ha una validità di circa dieci anni, con possibilità di aggiornamento continuo in base alla realizzazione degli interventi previsti.
Dal digitale ai musei: PEBA sempre più evoluti
Tamburini ricorda anche come le tecnologie più avanzate stiano rivoluzionando questo ambito: l’integrazione tra BIM e GIS permette di realizzare PEBA digitali e georeferenziati, strumenti preziosi per una pianificazione accurata ed efficace.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha poi esteso il concetto anche ai luoghi della cultura: musei, archivi, biblioteche e complessi monumentali, con fondi dedicati alla rimozione delle barriere fisiche e cognitive per rendere la cultura realmente accessibile a tutti.
L’impegno di Arco: ripensare gli spazi con la comunità
L’Amministrazione comunale di Arco ha scelto di intraprendere il proprio percorso di redazione del PEBA, un lavoro che punta a generare un circolo virtuoso di buone pratiche, esperienze condivise e partecipazione attiva dei cittadini. Progettare una città inclusiva, infatti, significa anche promuovere processi di empowerment e rafforzare il senso di comunità.
L’incontro di questa sera rappresenta un tassello importante in questo cammino: un’occasione per conoscere lo stato del progetto, comprenderne i prossimi passi e contribuire alla costruzione di una Arco più accessibile, accogliente e sostenibile.
(n.f.)










