Il grido dal Myanmar è sempre più forte

Redazione10/03/20224min
Via Pacis Arco Myanmar 657

 

L’Associazione Via Pacis di Arco ha organizzato una serata dal titolo “Il grido del Myanmar”, con la partecipazione online delle suore Ancelle Missionarie del Santissimo Sacramento, collegate direttamente dalle Filippine e da Roma.
La serata informativa è stata organizzata per raccontare cosa succede in Myanmar a un anno dal Colpo di Stato, cosa sta vivendo il popolo birmano in questa guerra dimenticata.
Sono state intervistate suor Rosanna Favero, di origine veneta e nelle Filippine da 30 anni, referente per la presenza della sua congregazione in Myanmar, e suor Jury, birmana, attualmente nelle Filippine. «Il mio cuore è stanco di sentire sempre notizie tristi del mio paese – ha detto quest’ultima – Il mio cuore soffre nel vedere persone che hanno perso tutto e non possono vivere nelle loro case, non possono lavorare e sono minacciate di morte o uccise senza alcuna colpa».
Nel primo periodo del disordine le suore offrivano rifugio e aiuto ai tanti bisognosi, col cuore in gola, sentendo gli spari appena fuori dalla porta. Ogni attività veniva fatta silenziosamente perché qualsiasi rumore poteva attirare l’attenzione dei militari.
«Successivamente – racconta Suor Rosanna Favero – le truppe hanno iniziato a punire le persone che non ubbidivano con arresti o incendi delle loro case. Questo ha portato la gente ad aver sempre più paura e sentire la necessità di fuggire. Così è cominciato l’esodo nelle foreste o sui monti» .

 

In questo contesto disperato le chiese, i conventi e le case religiose hanno alzato bandiera bianca per offrire asilo alle persone, ma i militari non hanno escluso dai bombardamenti nemmeno questi luoghi.
In una situazione in cui il governo ha impedito anche alla Chiesa di aiutare i poveri, chiudendo l’ospedale diocesano e aumentando i controlli su preti e suore, si è formata una catena di solidarietà tra sacerdoti e religiosi, assieme a laici fidati che portavano aiuti nella foresta dov’erano nascoste famiglie intere per scappare ai militari. La solidarietà è stata una luce di speranza grazie gli aiuti arrivati da associazioni internazionali come Via Pacis e Caritas Antoniana, che mandano costantemente sostengo economico.
«Tanti sono uccisi senza colpa dalle bombe o dalla violenza dei militari che arrestano, torturano – racconta suor Jury – Ricevo notizie della morte di persone che conosco e parenti, come mio cognato che è stato bruciato vivo insieme ad altre 30 persone la vigilia di Natale. Giovani del mio villaggio che conoscevo bene che sono stati arrestati, torturati, uccisi e gettati nelle discariche. Le famiglie sono separate, senza casa, senza lavoro, senza cure». Una sofferenza, quella di suor Jury, che viene alimentata anche dal silenzio mediatico attorno a questa situazione disperata. I dati che arrivano da quelle zone sono sfalsati, i morti sono molti di più e questo silenzio è davvero doloroso e pesante.
Al termine della serata Don Francesco Scarin, parroco di Arco, insieme a tutta l’assemblea ha chiesto per il popolo birmano una preghiera di pace e speranza.

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