Riapertura del Punto nascite di Arco: una chimera?
Fino al 2016 la maggior parte dei bambini dell’Alto Garda e Ledro aveva come luogo di nascita Arco. Nel luglio dello stesso anno, su una precisa scelta della Giunta Provinciale Patt-PD con alla giuda Ugo Rossi e l’assessore alla Sanità Luca Zeni, il punto nascita dell’Ospedale di Arco veniva chiuso, imponendo alle mamme di partorire a Rovereto o Trento. L’intero piano dell nosocomio arcense veniva quindi riconvertito alla Procreazione assistita, centro divenuto di eccellenza a livello regionale. Nonostante l’attuale assessore provinciale alla sanità Stefania Segnana avesse dichiarato che garantire i servizi sul territori periferici fosse una cosa fondamentale, e la raccolta di 12.000 firme per la riapertura, la possibilità di poter tornare a sentire i primi vagiti dei neonati all’Ospedale di Arco è ormai una chimera. L’assessore aveva anche ribadito che sarebbe andata avanti con la faccenda ma, probabilmente a causa dell’emergenza pandemica, non c’è più stato alcun segnale di interesse. Ora è la consigliera provinciale dei Verdi (che fa parte del gruppo misto) Lucia Coppola a prendere in mano la situazione. Ha posto un’interrogazione al presidente della Provincia Maurizio Fugatti,chiedendo quali sono state le iniziative intraprese durante il “percorso” annunciato per verificare la possibile riapertura del punto nascite di Arco. Chiede inoltre chi ha partecipato a questo “percorso” e quante riunioni sono state fatte, se la sala parto del punto nascite di Arco è stata mantenuta o demolita, da quanti medici è formato l’organico del Centro di procreazione medicalmente assistita di Arco con annesso servizio di ginecologia, quale tipo di reperibilità esercitano e se sono predisposti ad interventi di emergenza, compresa l’assistenza ad eventuali parti di emergenza.