Il sindaco Betta su Villa San Pietro: «Impossibile fare marcia indietro»
Non ci sta il sindaco di Arco Alessandro Betta a passare per il responsabile della presunta decadenza estetica della città. Sconcerto hanno creato in tutta l’amministrazione le parole del Soprintendente Franco Marzatico che hanno accompagnato la relazione dell’equipe di esperti incaricati di studiare le tracce di decori pittorici sulle facciate esterne dell’ex Villa San Pietro in predicato di essere abbattuta: «Non sono emersi purtroppo elementi oggettivi – si legge nel documento – per poter dichiarare l’edificio di particolare interesse secondo quanto previsto dalla legge, sottraendolo in questo modo al triste destino demolitorio». Insomma, quell’edificio che una società privata a breve provvederà a demolire per sostituirlo con tre nuove palazzine non può essere salvaguardato a norma di legge, anche se secondo alcuni avrebbe un valore storico e urbanistico particolare. «Le parole di Marzatico – ha dichiarato Betta – nel merito possono anche essere condivisibili, fermo restando che da un funzionario non ci si aspetterebbe una presa di posizione politica, ma tant’è. L’iter della pratica urbanistica di Villa San Pietro è però vecchio di vent’anni e in tutto questo tempo ha superato uno dopo l’altro tutti i passaggi normativi vigenti, compreso il concorso di idee promosso dall’allora assessora Gatti: ricordo che il progetto iniziale – ha proseguito il sindaco di Arco – venne addirittura modificato dopo una presa di posizione degli ambientalisti. Ma anche i privati hanno i loro diritti e un’attesa così lunga non è ammissibile: come amministrazione abbiamo cercato di portare a casa il massimo dei vantaggi possibili per la comunità. Qui si vuole fare il processo alla storia: se ne aveva titolo, la Sovrintendenza avrebbe potuto mettere vincoli precisi a suo tempo, ma non lo ha fatto. Parlarne alla fine non serve a niente, se non, forse, evitare di rimanere col cerino in mano. Dal canto nostro invece abbiamo ritenuto impensabile fare marcia indietro e abbiamo avallato il percorso già con la maggioranza precedente, che non ha potuto fare altro se non portare a termine un disegno iniziato da altri. L’alternativa, praticamente impossibile, sarebbe stata quella di acquistare l’area come Comune o subire una causa milionaria per danni da parte degli imprenditori».