Il Brione destinato a cedere… sempre
Una volta messo in sicurezza il versante a nord ovest del Monte Brione, laddove un pilastro di roccia minacciava le abitazioni e gli insediamenti produttivi sottostanti della località Grotta nel comune di Arco, quello che servirebbe in zona sarebbe un attento e costante monitoraggio delle sue montagne al fine d’evitare, in un futuro prossimo, altri cedimenti rocciosi.
Perché per come sono nate e come sono fatte (roccia renaria) altri eventi franosi sono prevedibili. Più avanti nel tempo ma accadrà ancora. A sostenerlo è il geologo Germano Lorenzi, membro della Commissione edilizia del Comune di Arco, già di quella del Comune di Riva, all’interno della commissione per l’aggiudicazione dei lavori per il realizzando vallo tomo del versante est del Brione (zona dell’evento franoso che interessò il complesso Verdeblù). ha detto senza mezzi termini che, per la loro conformazione naturale un monitoraggio al fine d’evitare gli eventi futuri è ciò che serve oggi. Non potrà essere sempre l’esplosivo la soluzione, così come le barriere in reti d’acciaio le quali, in caso d’eventi franosi consistenti potrebbero non contenere tutta la roccia che la montagna, a seguito di cambiamento climatico, caldo, freddo, acqua lascerebbe andare. È la natura, c’è poco da fare. Anzi, c’è molto da fare, sostiene Lorenzi, perché solo con un monitoraggio costante tutto si potrebbe anticipare. Profondo conoscitore del territorio della Busa, Lorenzi sa che ogni singola “piega” o “fessura” delle montagne nasconde l’imprevisto e che, si parla certamente di centinaia di anni certo, prima o dopo quel pezzo cadrà. Ecco, dunque, la necessità di un monitoraggio che preveda i fatti, invece oggi s’interviene sull’urgenza del momento, quando i distacchi sono già avvenuti. Servono opere a difesa come il vallo tomo, anche se nei casi di crolli consistenti nessuna struttura resisterebbe.