Coronavirus: l’azienda Cretti getta al macero 160 mila piantine di fiori
Tra i tanti settori produttivi che soffrono a causa della pandemia legata al Coronavirus c’è anche la floricoltura. Una delle aziende locali più colpite è la Cretti a Sant’Alessandro di Riva del Garda, costretta a mandare al macero decine di migliaia di fiori. “Una grande bellezza che va al macero – ha dichiarato sconsolato il titolare della azienda Egidio Cretti – frutto di un lavoro di mesi che se ne va in fumo.” Tutta la produzione primaverile è pronta per essere gettata in diversi container così primule, violette, piante e altre inflorescenze coltivate con amore e pronte per essere vendute finiranno al macero. Certo, di fronte alle vite umane quello di tanti fiori o piante è un “sacrificio” non paragonabile, ma è il risvolto del lavoro che va preso in considerazione, quello che il virus sta causando all’economia globale di questi tempi. La floricoltura è anch’essa un ramo dell’economia che sta subendo un duro colpo a livello mondiale. “Io sto gettando circa 160.000 piante – dice Cretti – per un controvalore in denaro stimato sui 140.000 euro. Un danno economico che, come sembra, se non si potrà tornare alla “normalità” diciamo a metà mese di aprile è inevitabilmente destinato a raddoppiare. Fiori e piante, destinati ad attività commerciali, fiorerie, alberghi, aziende ora chiuse per l’emergenza, che finirà in un container per il successivo smaltimento. Tre mesi di lavoro letteralmente bruciati in un attimo.”
Ora Cretti passerà alla produzione estiva con l’incognita sempre ben presente sul futuro immediato. “La normalità è un’incognita, ma noi dobbiamo andare avanti egualmente con la speranza che tutto possa risolversi.” Il florovivaismo rappresenta il 5% dell’intera produzione agricola nazionale italiana, ma com’è intuibile, se ci si ferma anche per pochi giorni si deve gettare via tutto. “In azienda, tra marzo e giugno, produciamo il 70% del nostro fatturato annuale – prosegue il titolare – e stiamo spingendo come settore affinché il Governo intervenga a sostegno della categoria.”
Cretti è stato obbligato a mettere in cassa integrazione a turno cinque dipendenti quando, in altro periodo normale, l’attività occupa ben 18 persone. Stagionali? “Non riusciamo ad assumere – conclude sconsolato Cretti – ma siamo ad un 5% di quello che potremo fare in questi periodi. Le perdite non riusciremo mai a coprirle.”