Variante di Torbole, Pietro Matteotti: “Serve una decisione chiara e definitiva. La rotatoria è il vero nodo del Garda”

L’ex assessore ai lavori pubblici di Riva del Garda, Pietro Matteotti, interviene nel dibattito sulla variante di Torbole, un tema che da oltre trent’anni accompagna lo sviluppo e la viabilità dell’Alto Garda. In un ragionamento articolato, diffuso l’8 novembre, Matteotti ripercorre la lunga storia del progetto, critica alcune scelte tecniche e politiche degli ultimi anni e chiede al presidente della Provincia Maurizio Fugatti di “decidere senza esitazioni” per sbloccare definitivamente un’opera ritenuta strategica.
Trent’anni di dibattito e scelte mancate
“Della circonvallazione di Torbole se ne parla da più di trent’anni” – scrive Matteotti, ricordando come, nel quadro delle priorità della Provincia autonoma di Trento, fosse inizialmente previsto il collegamento tra Rovereto e la piana dell’Alto Garda, con il nodo di Mori e il tunnel a doppia canna di Tierno.
Poi, la lunga querelle tra “tunnel corto” e “tunnel lungo” e la successiva decisione della PAT di procedere con l’attuale galleria Loppio–Busa, oggi in corso di realizzazione.
Secondo Matteotti, la scelta di una galleria unica a tre corsie con senso di marcia alternato, rispetto alla doppia canna lunga dal passo San Giovanni al Cretaccio, ha comportato un aumento dei costi, tempi più lunghi e maggiori criticità tecniche e paesaggistiche.
«La soluzione lunga – sostiene – sarebbe già in esercizio e avrebbe garantito maggiore sicurezza e minore impatto ambientale.»
Il nodo resta Torbole
Ma il vero problema, sottolinea Matteotti, «non è il tunnel, bensì la rotatoria di Torbole», che rappresenta il punto critico di tutta la viabilità gardesana.
Lo schema di collegamento approvato negli anni da tutti i Comuni prevede l’arrivo della nuova Rovereto–Riva al Cretaccio, con il successivo raccordo alle circonvallazioni di Arco e Riva e il collegamento verso la strada del Linfano.
Le cinque opzioni al vaglio
A marzo 2025 erano state illustrate nei Consigli comunali cinque ipotesi di tracciato, dalla soluzione A alla soluzione D2, con costi variabili tra i 170 e i 287 milioni di euro.
Matteotti le analizza con rigore tecnico, escludendo le prime due per complessità e costi e giudicando irragionevole la soluzione C, sostenuta dal vicesindaco di Arco, perché poco funzionale al traffico reale.
«Chi da Malcesine o da Riva – osserva – prenderebbe un tunnel che sale alla ex discarica per poi ridiscendere al Cretaccio? Tutti continuerebbero a passare dal centro di Torbole.»
Le preferenze: le soluzioni D1 o D2
La posizione dell’ex assessore è chiara: la scelta più razionale ricade sulle soluzioni D1 o D2, che prevedono un tracciato diretto dalla Conca d’Oro a Linfano Sud, con una galleria singola e un nuovo ponte sul Sarca.
Un tracciato più logico e meno invasivo, che – spiega – deve comunque essere accompagnato dal potenziamento della statale del Linfano fino al Cretaccio, per collegarsi alle circonvallazioni di Arco e Riva.
Una visione che, nelle parole di Matteotti, rispetta il Piano territoriale della Comunità dell’Alto Garda, già approvato da tutti i Comuni e concepito per liberare la fascia a lago dal traffico di attraversamento.
Critiche e appello alla decisione politica
Matteotti non risparmia critiche né ai consiglieri provinciali Degasperi e Demagri, che chiedono di rivalutare o ridimensionare il progetto, né al vicesindaco di Arco, accusato di “slogan fumosi e ideologici”.
«Di questo passo, fra tavoli e tavolini, non si va da nessuna parte» commenta, chiedendo al presidente Fugatti di “prendere in mano la situazione”, accelerare la progettazione e dare mandato pieno al commissario Benigni, già nominato, «con poteri modello Genova».
“La variante va fatta”
Il ragionamento di Matteotti si chiude con un tono diretto e perentorio:
«La variante di Torbole va fatta e va fatta presto. La rotatoria in centro è il vero nodo della viabilità gardesana, e va risolta in tempo reale.»
Un invito all’azione che suona come un monito alle istituzioni: dopo decenni di rinvii, l’Alto Garda – secondo l’ex assessore – ha bisogno di decisioni concrete, non di nuovi dibattiti.
Nicola Filippi










