Nuovo “Stop” alla Cartiera di Riva del Garda
Un nuovo fermo per carenza di ordini è stato deciso alle “Cartiere del Garda” di Riva dal 2 novembre prossimo. Anche questo, come quello d’inizio ottobre, durerà sette giorni con conseguente cassa integrazione per i dipendenti, circa 470. Uno stop che altre aziende del Garda trentino stanno giocoforza imponendo alle loro maestranze dovuto ai rincari dell’energia e, come detto per le Cartiere alla mancanza di ordini. Un segnale decisamente negativo se si considera che, in totale, si parla di circa tremila di persone che dovranno stare a casa, magari in ferie “forzate” o ricorrendo agli ammortizzatori sociali. Un numero d’addetti elevato, troppo elevato che sta “pagando” i rincari delle materie prime in prima persona, una sorta di “filiera” che riversa a sua volta gli effetti negativi sulle attività di servizio, fornitori, clienti, aziende, fabbriche, piccole e medie imprese del mondo industriale. Una parte della “colpa” la si deve anche a prodotti di concorrenza, messi sul mercato a prezzi stracciati e provenienti da Paesi dove la manodopera invece di pagare corrisponde salari da miseria. Ma questo è, ed arginare il flusso in questo senso è difficile, molto difficile. Una crisi che secondo i sindacati potrebbe estendersi rapidamente e a macchia d’olio in diversi settori. Le cartiere del Garda, dunque, si fermeranno ancora dalla sera del 2 alla mattina del 9 novembre prossimo, e questo nonostante il primo semestre del 2022 per il gruppo Lecta, ossia i padroni delle Cartiere del Garda, si sia chiuso con un fatturato superiore al miliardo di euro per un positivo + 73% rispetto allo stesso periodo del 2021 e un utile pari a 61 milioni e mezzo di euro. Piangono le Cartiere del Garda ma piange anche Aquafil, costretta a mettere in cassa integrazione 446 dipendenti sul totale dei 550 che lavorano nello stabilimento di Arco. I costi dell’energia hanno avuto ripercussioni per le lavanderie industriale, alcune della quali hanno già comunicato ai loro clienti che non potranno più rispettare i contratti stipulati nonostante l’ottima stagione turistica che sta per andare in archivio in questi giorni. Insomma, la situazione che si prospetta per quest’autunno è dura, molto dura. Bene il turismo, sì, ma l’industria sta soffrendo, per questo i sindacati chiedono alla Provincia e al nuovo Governo di mettere assieme un Tavolo di lavoro con gli Enti locali e i Comuni sulla situazione nell’Alto Garda.