Come scaldarsi in inverno? Non si trova più legna da ardere

Claudio Chiarani24/08/20224min
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Legna da ardere? Non ce n’è più, e se ne trovi ti costa il doppio. Qualcuno che la utilizza per riscaldarsi e vuole farsi la scorta per l’inverno non ne trova, e allora noi abbiamo chiesto come mai ad Imerio Pellizzari, vicepresidente della categoria Imprese Boschive della all’Associazione Artigiani di Trento e vicepresidente di Conaibo, il Coordinamento Nazionale della stessa categoria. “Perché manca la legna? Era una domanda da farsi vent’anni fa o quasi – ci dice Pellizzari – È dal 2005 che vado dicendo che la situazione sarebbe diventata, come in effetti lo è oggi, non grave ma gravissima. Porre rimedio a tutto questo chiede buona volontà nell’ambito della filiera del legno, non solo per quanto concerne la legna da ardere ma anche, ad esempio, nel settore delle costruzioni e nell’energetico”.
Chi l’ha ordinata ancora in luglio dal suo abituale fornitore, in largo anticipo sull’inverno, si è sentito rispondere che la consegna potrebbe avvenire in novembre, ma non è garantita in quanto c’è difficoltà a reperire materia prima.
Nel 2021 la legna da ardere costava dai 9 agli 11 Euro alla stanga, oggi è salito a circa 17 Euro (un metro cubo di legna da ardere sono circa 1.000 kg), ma se si acquista già tagliata in “stèle” il costo arriva fino ai 20/25 Euro al quintale. Il problema è che il conflitto tra Russia e Ucraina ha generato tensioni e dall’estero di legna da ardere non ne arriva più. La gente è spaventata dall’aumento del costo del gas e se prima ha abbandonato le stufe a favore di quest’ultimo, ora cerca di tornare indietro. “Troppo tardi – dichiara ancora Pellizzari – La filiera del legno è distrutta, aver delegato il lavoro forestale ci ha portato a questo, nonostante il settore abbia enormi potenzialità e le risorse del nostro territorio lo consentano. Sono spariti i professionisti del settore, i proprietari dei boschi non hanno più piantato alberi per fare legna e la dipendenza dall’estero, dove bastava una telefonata per la consegna in pochi giorni, ha portato a tutto ciò. E il costo, mi sia consentito, non è il “male” peggiore, oggi come oggi mancano le basi e una mentalità collettiva della potenzialità del nostro settore”.
Un inverno freddo, dunque, ci attende. Tra costi che lievitano e combustibile che scarseggerà, con la legna demonizzata a combustibile inquinante, non ci attendono mesi facili. Chi sarà stato previdente potrà scaldarsi, chi cerca oggi di correre ai ripari deve sopportare costi, quando trova legna o pallets ricavato o da legna vergine o dagli scarti della lavorazione ha già subito aumenti del 50 o addirittura 100%. La soluzione è quella che suggerisce Pellizzari: “La politica faccia il suo, certo – conclude il vicepresidente – ma è la mentalità generale che deve cambiare, a partire dal commerciante fino al consumatore finale. Basta guardare sempre e solo al breve periodo, qui urgono soluzioni nel medio e lungo termine se si vuole anche creare ricchezza in generale”.


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