Villa Angerer di Arco: “Improbabile l’intervento pubblico di risanamento, lasciatela crollare”
In questi giorni stanno ritornando in primo piano il dibattito su Villa Angerer di Arco e il suo pregiatissimo Parco e all’Ente Pubblico si chiede a gran forza un intervento per una loro sistemazione e riqualificazione visto lo stato di abbandono. In merito prende la parola lo storico Alessandro Parisi, da sempre attento al bene della città.
“Il sindaco Alessandro Betta chiede un referendum – scrive in una nota – ma sinceramente non so quale possa essere il quesito. “Volete che Villa Angerer con il relativo parco venga salvata?”. E chi direbbe di no?
“Volete che siano i privati a rimettere il tutto in ordine?”. Ma qui la risposta, ovviamente, è più complicata, perché i privati ormai se ne sono andati e non si sa se sono lì ancora in attesa di tempi migliori. Fra l’altro il progetto è sempre stato una cosa nebulosa, non ben definita e quindi non si era in grado di darne un giudizio ponderato. Certo che con la cordata di privati con il dottor Luigi Fontana, tanto cercato e sostenuto per più di dieci anni da Silvio Malfer, si è persa una grande occasione, anche perché l’amministrazione pubblica mai si è seduta alla luce del sole con essi per un serio confronto su quanto volevano fare e su quanto si poteva concordare tentando di accontentare privati ed Ente pubblico, cosa magari difficile, comunque, da ottenere.
Ricordo – prosegue Alessandro Parisi – che nel 2017 il Consiglio comunale di Arco votò all’unanimità un ordine del giorno in cui si affermava che andava a tutti i costi favorita quella cordata con il dottor Fontana. Ma su questo capitolo della nostra vita amministrativa recente stendiamo un velo pietoso!
Negli anni Settanta del secolo scorso il Consiglio di Amministrazione che l’aveva in gestione aveva chiesto alla Provincia di poter rimettere in funzione la Villa con l’annessa struttura ospedaliera per accogliere i malati di tubercolosi ospitati al Quisisana. Ebbene la Provincia disse di no. Ricordo poi il tentativo della Cassa Rurale di Arco dell’allora presidente Mario Parisi che nel dicembre del 1994 presentò il progetto per ricavarne un Centro di Formazione permanente della Federazione Trentina delle Cooperative. Ma gli alti dirigenti di quella Federazione dissero di no. Altri progetti furono messi in campo, ma tutti andati in fumo.
A questo punto, allora, è proprio il caso di dire: Ormai i buoi sono scappati!
Oggi, visti i tempi di pandemia e di grave crisi economico-finanziaria, sperare in un intervento pubblico è veramente cosa utopica.
I Romarzollesi sono preoccupati per questo stato di cose e protestano contro il progetto del 2019. Però va detto che, qualunque progetto vada in porto, la viabilità del Romarzollo sarà comunque stravolta sia durante i lavori di sistemazione del compendio sia dopo. Non ci sarà progetto che possa mantenere il Romarzollo così com’è oggi.
Allora la soluzione migliore, drastica, ma necessaria, chiaramente una mia provocazione – conclude Parisi – è che resti tutto così per un bel po’ di tempo finché la Villa crollerà e rimarrà solo il Parco a beneficio del Romarzollo, degli Archesi e di tutti coloro che vorranno entrare liberamente nel Parco. In tal caso Romarzollo sarà salvo come richiesto dai suoi abitanti. A ricordo della Villa Angerer rimarranno il laghetto e la scalinata… e magari una gigantesca fotografia che mostri la Villa com’era una volta”.