Segantini tra Arco e Bassano: due mostre per raccontare il mito

Doppia celebrazione per Giovanni Segantini, il grande pittore di Arco che tra fine Ottocento e inizio Novecento ha saputo trasformare la montagna in mito. Sabato 25 ottobre la Galleria Civica “Giovanni Segantini” di Arco ha inaugurato la mostra “La montagna delle visioni. Giovanni Segantini. La nascita del mito”, curata da Niccolò D’Agati con la collaborazione di Mirella Carbone, direttrice artistica del Segantini Museum di St. Moritz. Solo ventiquattr’ore prima ai Musei Civici di Bassano del Grappa era stata aperta un’altra grande rassegna dedicata all’artista, realizzata con il contributo della galleria arcense.
Alla cerimonia di Arco, molto partecipata, erano presenti la sindaca Arianna Fiorio, l’assessore alla cultura Massimiliano Floriani, la direttrice della galleria Giancarla Tognoni, insieme ai curatori D’Agati e Carbone. Dopo la presentazione a Palazzo dei Panni, il pubblico ha potuto visitare il nuovo allestimento, che resterà aperto fino al 25 gennaio 2026 (visite guidate su prenotazione dal 26 gennaio al 22 febbraio).
Il mito e l’eredità artistica
Come ha spiegato D’Agati, la mostra “indaga la nascita del mito segantiniano e l’eredità che il suo linguaggio pittorico ha lasciato nel tempo”. Quattro le sezioni del percorso, con opere, bozzetti e documenti provenienti da musei italiani e svizzeri.
La prima, “Un palpito de la Terra”, ricostruisce gli omaggi monumentali dedicati a Segantini dopo la sua morte, in particolare il monumento di Leonardo Bistolfi inaugurato ad Arco nel 1909 e la scultura “La bellezza liberata dalla materia” conservata a St. Moritz. Esposti anche gessi e rilievi originali che raccontano la genesi di queste opere.
L’immagine del maestro
La seconda sezione, “Quegli che vede dall’alto”, è dedicata ai ritratti e autoritratti del pittore, figura che fin dai suoi esordi divenne simbolo di un’arte “indipendente e antiaccademica”. In mostra busti di Emilio Quadrelli e Paul Troubetzkoy, dipinti di Carlo Fornara e Leonardo Gallina, oltre al celebre autoritratto a carboncino e oro, esposto ad Arco per la prima volta.
Il pellegrinaggio tra le montagne
Con “L’alta pace”, la mostra racconta il culto dei luoghi segantiniani: l’Engadina e Maloja, meta di artisti come Giuseppe Pellizza da Volpedo e Cesare Maggi, che nei primi del Novecento visitarono quei paesaggi per riscoprire lo spirito del maestro. Le opere dedicate al cimitero di Maloja, dove Segantini è sepolto, evocano una visione quasi mistica, in cui “la montagna diventa simbolo di fusione tra uomo e natura”.
L’eredità di un linguaggio
Chiude il percorso “Questo mio sogno ideale”, che esplora l’influenza di Segantini su artisti come Giovanni Giacometti e Carlo Fornara, suoi collaboratori e amici, ma anche sui figli Mario e Gottardo, che ne continuarono il lascito pittorico.
L’assessore Floriani ha sottolineato come la mostra rappresenti “un passo importante per valorizzare il legame tra Arco e il suo artista più illustre, in un dialogo che travalica i confini locali”.
Segantini a Bassano: un confronto europeo
La mostra gemella di Bassano del Grappa, visitabile fino al 22 febbraio 2026, è dedicata invece all’intera carriera di Segantini, mettendo le sue opere in dialogo con quelle di grandi maestri europei come Millet e Van Gogh. Oltre un centinaio i lavori esposti, provenienti da musei e collezioni di tutta Europa – dal Musée d’Orsay al Rijksmuseum di Amsterdam – alcuni dei quali ritrovati dopo più di un secolo.
Come ha ricordato la direttrice Barbara Guidi, “l’obiettivo è mostrare Segantini come figura europea, capace di influenzare la pittura simbolista e divisionista del suo tempo”.
L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Segantini Museum di St. Moritz e la Galleria Civica di Arco, rientra nel programma dell’Olimpiade Culturale di Milano-Cortina 2026. Un catalogo scientifico, edito da Dario Cimorelli Editore, accompagna entrambe le mostre, con contributi dei principali studiosi segantiniani.
Due mostre, dunque, per riscoprire un artista che ha saputo rendere la luce delle Alpi un linguaggio universale, sospeso tra realtà e visione.















