Profanata a Tenno la stele contro il femminicidio, ma la luce per Alba Chiara non si spegne

Redazione31/07/20255min
stele1


 

Un gesto vile, carico di disprezzo e simbolismo oscuro, ha ferito ancora una volta la memoria di Alba Chiara Baroni, la giovane vittima di femminicidio il cui ricordo è scolpito in una stele che domina silenziosa e vigile il piccolo comune di Tenno e tutto l’Alto Garda. Nelle scorse ore quella stele è stata vandalizzata per l’ennesima volta, un atto che ha provocato sdegno, dolore e una profonda riflessione nella comunità tennese, ma non solo.

Un gesto simbolico e vigliacco
Il danno stavolta non è stato rivolto direttamente alla pietra, ma ai faretti che la illuminano, come se qualcuno avesse voluto “spegnere la luce” su quella storia che, a distanza di anni, continua a parlare forte e chiaro. Una luce simbolica che non solo illumina un luogo fisico, ma anche una coscienza collettiva che rifiuta di dimenticare.

La Consigliera comunale con delega alle pari opportunità, Marianna Raffaelli, ha preso posizione con fermezza durante il Consiglio comunale del 30 luglio. In una nota ufficiale depositata agli atti, poi condivisa sui canali del Comune, ha definito l’episodio “un atto di profanazione” e ha ribadito il sostegno dell’intero consiglio alla famiglia di Alba Chiara:

“Siamo rimasti colpiti dalle tempistiche, odiosamente a ridosso dell’anniversario della morte di Alba Chiara, e anche dalle modalità. […] Siamo fermamente convinti che le luci vadano mantenute accese.”

Una dichiarazione che è diventata un manifesto di resistenza civile contro chi tenta di cancellare o sminuire la memoria delle vittime di violenza.

 

 

La voce dell’ex sindaco Frizzi: “Mi costò le dimissioni, ma ne è valsa la pena”
Sulla vicenda è intervenuto con parole forti e commosse anche Gian Luca Frizzi, sindaco di Tenno all’epoca della posa della stele. In un post carico di amarezza ma anche di orgoglio, Frizzi ha ricordato quanto quella decisione gli fosse costata politicamente e umanamente:

“Io all’epoca avevo deciso di incidere quella parola: femminicidio. È il motivo per il quale Alba Chiara e tutte le donne che muoiono perché non sottostanno alle aspettative di ignoranti che pensano di essere proprietari esclusivi della vita delle loro compagne…”

Quella scelta, inizialmente non condivisa da parte della sua stessa maggioranza, lo portò alle dimissioni. Solo dopo, quando le sue motivazioni furono comprese nella loro profondità, il consiglio approvò all’unanimità la posa della stele.

“Ne pago ancora le conseguenze – scrive oggi Frizzi – nella comunità di Tenno ci sono ancora degli imbecilli che dicono che ho sbagliato… ma se portassero i loro figli al cimitero, capirebbero cosa significa la morte.”

Il suo sfogo è un grido che scuote: non solo per difendere una scelta amministrativa, ma per richiamare ogni cittadino alla responsabilità morale di non chiudere gli occhi.

Una comunità ferita ma unita
L’ennesimo atto vandalico non è solo un oltraggio alla memoria di Alba Chiara, ma un tentativo – fallito – di far arretrare il messaggio di consapevolezza e giustizia che quella stele rappresenta. Oggi più che mai, in un’Italia che finalmente ha visto il Senato approvare una legge specifica sul femminicidio (in attesa della conferma della Camera), i fatti di Tenno risuonano come un richiamo all’impegno civile e alla memoria attiva.

“Ricordo a quei fenomeni che fanno questi atti – conclude Frizzi – che se hanno dei figli, auguro loro di accompagnarli all’altare e non al cimitero.”

La memoria non si spegne
A Tenno, la luce tornerà ad accendersi sulla stele di Alba Chiara. Perché nessuna pietra spenta potrà spegnere la verità. Perché il ricordo, quando è condiviso e protetto, diventa testimonianza. E la testimonianza diventa futuro.

Chi era Alba Chiara Baroni?
Alba Chiara fu vittima di un femminicidio nel 2017, uccisa dal fidanzato a soli 22 anni. La sua storia ha profondamente scosso il Trentino e l’intero Paese. La stele posta a Tenno ne ricorda il sacrificio, incidendo una parola – femminicidio – che ancora oggi molti faticano ad accettare, ma che è necessaria per nominare ciò che non può più essere taciuto.

(n.f.)