Polemica manutenzione fiumi: l’assessore Mascher risponde per le rime
Le immagini della Riviera Romagnola invasa dall’acqua dopo l’ennesima bomba d’acqua hanno riportato alla ribalta, anche in Trentino, un tema che ritorna puntualmente dopo ogni emergenza: la cura dei corsi d’acqua e la prevenzione dei disastri naturali.
Ad Arco, la discussione si è accesa grazie a un post di Arco.fucinacomune, pubblicato il 21 agosto da La Busa online, che ha denunciato il rischio di “trascurare la manutenzione dei fiumi in nome di manie eco-green”, richiamando l’attenzione sulla necessità di tenere pulito l’alveo della Sarca e di non sacrificare la sicurezza dei cittadini a favore di un ambientalismo ritenuto “ideologico”. L’intervento ha trovato eco nelle parole dell’ex sindaco Alessandro Betta, che ha sottolineato come “la manutenzione del territorio sia un dovere civico” e ricordato le opere di sgombero del materiale ghiaioso realizzate nel 2020.
Alluvioni e bombe d’acqua: la lezione dalla Romagna e l’appello ad Arco
Un dibattito che, inevitabilmente, ha assunto anche i toni della politica.
La replica dell’assessore Mascher: “Populismo e false semplificazioni”
La risposta non si è fatta attendere. Con un lungo intervento pubblico l’assessore alle politiche giovanili, alla formazione, istruzione e prima infanzia, Mattia Mascher, autore del libro “2050 – Ritorno al Futuro – Perché è urgente educare alla speranza al tempo della crisi climatica e sociale” (2023, Edizioni San Paolo), ha definito “amara” la deriva del confronto, accusando la lista civica autrice del post di diffondere “informazioni false dal punto di vista scientifico e un populismo becero sui temi ambientali, solo per un ridicolo tornaconto politico”.
Un passaggio che tocca anche i media locali: “Fa specie – scrive Mascher – che giornalisti rilancino a trombe spiegate, senza contraddittorio e senza un minimo di fact-checking, per mero clickbait”.
Secondo l’assessore, parlare di pulizia dei fiumi come unico antidoto alle inondazioni significa ridurre un tema complesso a slogan semplificatori che rischiano di “diventare un atto contro i cittadini”. Mascher invita invece a guardare all’analisi scientifica, citando il lavoro divulgativo del geologo e ricercatore CNR Mario Tozzi nel documentario Fuori dal fango.
Tra tecnica e politica: chi ha ragione?
Il confronto aperto mette in luce una frattura ben conosciuta: da una parte, chi chiede più interventi di manutenzione e di rimozione del materiale dagli alvei; dall’altra, chi avverte che interventi non scientificamente pianificati possono peggiorare la situazione, alterando equilibri idrogeologici delicati.
Non è un caso che il tema diventi terreno di scontro politico. Da un lato c’è la memoria di episodi locali – come le piene della Sarca e gli interventi straordinari compiuti negli anni – che rafforzano l’idea della manutenzione come urgenza prioritaria. Dall’altro, l’invito a basarsi su dati scientifici, ricordando che le cause delle inondazioni non sono riconducibili soltanto alla “sporcizia” dei fiumi, ma a un insieme di fattori complessi, che vanno dalla gestione del territorio alla cementificazione, fino ai cambiamenti climatici.
La lezione che arriva dalla Romagna
Se c’è un punto condiviso, è che la prevenzione resta la vera chiave. I disastri della Romagna e le criticità già viste in Trentino mostrano come i fenomeni estremi siano destinati ad aumentare in frequenza e intensità. Davanti a questo scenario, la politica si trova di fronte a una scelta che va oltre gli slogan: investire in monitoraggi, manutenzioni scientificamente guidate, cura delle sponde e gestione attenta delle acque.
La discussione nata ad Arco, quindi, va letta non solo come uno scontro tra posizioni, ma come l’occasione per riportare il tema della sicurezza idrogeologica al centro del dibattito pubblico. Una sfida che richiede meno slogan e più progettualità condivisa. (n.f.)