Legionari cecoslovacchi: le commemorazioni
Si è celebrata sabato 1° ottobre a Riva del Garda la cerimonia di solenne commemorazione dei legionari cecoslovacchi. A Riva del Garda la cerimonia si è svolta al monumento a Alois Štorch e Leopold Jeřábek in località Grez; nella frazione di Campi, al monumento eretto nel cimitero del paese. Per la Repubblica Ceca ha preso parte una delegazione del Reparto dei veterani di guerra del Ministero della Difesa guidata dal capo di sezione Milan Bachan, per il Comune di Riva del Garda il vicesindaco Silvia Betta. Presente un’ampia rappresentanza dei Gruppi Alpini di Riva del Garda e di quello di Arco.
A Riva del Garda, dopo la deposizione delle corone di fiori, la delegazione ceca ha premiato l’amministrazione comunale (nella persona del vicesindaco Silvia Betta) e il Gruppo Alpini di Riva del Garda (ha ritirato il riconoscimento Vittorio Cipriani) per la cura e la dedizione con cui è conservato il monumento.
Anche Arco ha voluto ricordare i legionari cecoslovacchi, con la cerimonia svoltasi domenica 2 ottobre.
Alle ore 10 la Santa Messa nella chiesa Collegiata da dove, a funzione conclusa, è partito il corteo lungo via Segantini per raggiungere il monumento a San Venceslao a Prabi, dono alla città di Arco della Scuola artistica di scultura di Hořice, in Repubblica Ceca. Dopo le onoranze, il corteo si è recato al parco dei Caduti Cecoslovacchi dove si è svolta la cerimonia delle onoranze ai Caduti con il saluto delle autorità.
La storia
Nella zona del lago di Garda durante gli ultimi anni della Prima guerra mondiale operava presso il 29° Corpo d’armata italiano un’unità cecoslovacca, la seconda compagnia del 39°, con il nome di «Avio». Ne facevano parte anche due cechi passati con gli italiani, il caporale Alois Štorch e l’appuntato František Tobek. Il piano di azione prevedeva che i due graduati cechi, alla testa di due manipoli nei quali militavano altri due soldati cecoslovacchi, Leopold Jeřábek e Jan Smarda, sarebbero partiti da Malcesine e da lì avrebbero superato gli sbarramenti penetrando in territorio austriaco nella piana del Sarca, allo scopo di mettere scompiglio nelle linee avversarie e nel contempo attirare le simpatie dei connazionali, rimasti nelle file austro-ungariche.
L’approdo avvenne verso l’una e mezza della notte tra il 2 e il 3 luglio 1918 alla foce del Sarca, ma i militi furono scoperti dalle pattuglie austriache e tentarono la fuga gettandosi a nuoto: Jeřábek rimase colpito e annegò; Tobek si salvò nuotando fino alle linee italiane a Buon Porto; Štorch, colto da un crampo in acqua, fu catturato da una pattuglia austriaca; infine, Smarda fu preso dagli austriaci sulla costa. I due soldati catturati vennero immediatamente sottoposti a processo davanti all’arciduca Max, ma se la posizione di Smarda fu più lieve, colpevole solo di aver voluto rientrare in patria, Štorch fu riconosciuto disertore e condannato a morte. La sentenza fu eseguita alle 2 e mezza del mattino del 5 luglio 1918. Per rappresaglia il generale Graziani, comandante della divisione cecoslovacca, ordinò un massiccio bombardamento sulla inerme città di Riva e sul luogo della impiccagione dello sfortunato Štorch.