L’ALTO GARDA DI EPOCA ROMANA RIPORTATO ALLA LUCE

Un tratto di strada, quella che tra il II e il IV secolo percorrevano gli abitanti e i viandanti nell’Alto Garda, è stato riportato alla luce grazie agli scavi per la nuova rotatoria che asservirà al collegamento Loppio Busa. Nella fattispecie l’incrocio che interessa via Aldo Moro, di fronte alla sede di Arcese Trasporti, laddove l’innesto su via S. Isidoro ha portato alla luce i resti di tombe e le mura perimetrali di un grande edificio risalente a quell’epoca. Poco meno di una ventina di sepolture (e questa non è una novità, perché l’Alto Garda si sa era abitato in epoca romana, e su quella direttrice altre tombe sono già state scoperte) con corredi funerari e copertura a tegola, piccole lucerne e vettovaglie che accompagnavano il defunto verso l’aldilà sono state portate alla luce dagli scavi della ditta Cora, che sotto la visione della Soprintendenza dei Beni culturali stanno ultimando i lavori in zona. Poi si tornerà a lavorare attorno allo svincolo previsto in zona, quello del futuro Piano della mobilità previsto in ragione dello scavo della Loppio – Busa. I ritrovamenti d’epoca romana in zona, dunque, ma anche di epoche successive come quella medioevale legati al ritrovamento di tombe, edifici, monumenti proseguono e non sono affatto una sorpresa, l’Alto Garda è una zona d’interesse archeologico ben nota ai beni culturali, e tutto ciò che sta tornando alla luce troverà, è auspicabile come la soprintendente Bassi ha detto, adeguata collocazione per essere visto dagli odierni abitanti e anche, ovviamente, turisti del Garda trentino.