La Procura della Repubblica indaga sulle Rsa in Trentino per epidemia colposa
Il Codacons, il Coordinamento delle Associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, l’esposto alla Procura lo ha presentato non appena si è capito che nelle Residenze Assistenziali per Anziani si sono verificate troppe morti a causa del Coronavirus. Oggi che dal semplice registro degli atti che non costituiscono notizia di reato si è passati, invece, al registro delle notizie di reato a carico d’ignoti la cosa si fa molto seria. Trattasi, infatti, d’inchiesta ai fini di procedimento penale. Le prime indagini avviate dai Nas, il Nucleo Antisofisticazione e Sanità dei Carabinieri in ambito provinciale, in collaborazione con le unità territoriali si sono concentrate in quelle strutture dove ci sono stati più decessi. Il punto della situazione è stato fatto nei giorni scorsi in Procura a Trento alla presenza del procuratore capo Raimondi, del sostituto procuratore Gallina, del comandante dei Nas Perasso e del comandante del Reparto operativo provinciale dell’Arma Cuccurullo. L’inchiesta ha acquisito la documentazione dalle Rsa, una documentazione molto corposa che sarà vagliata attentamente ai fini di valutare se, come e dove qualcosa e qualcuno ha sbagliato. 58 le Rsa visitate dai militi che al 28 aprile hanno evidenziato come vi siano stati 296 decessi causati dal virus, tutti concentrati in 26 strutture del Trentino. In altre 32, invece, non si sono registrati decessi causati dalla pandemia. Oltre agli ospiti i Carabinieri hanno anche analizzato la situazione del personale delle Rsa (una vittima, la 58enne guardia medica in Val di Fassa Gaetana Trimarchi) dove contagi si sono verificati anche tra il personale delle stesse, una decina in tutto. L’ipotesi di reato, comunque, è ancora tutta da approfondire se rientra in quello citata dall’articolo 438 del Codice Penale contro chiunque cagioni un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni.