Inchiesta “Romeo”: Vittorio Fravezzi torna agli arresti domiciliari

Vittorio Fravezzi, ex senatore ed ex sindaco di Dro, è tornato agli arresti domiciliari dopo aver violato la misura dell’obbligo di dimora, che gli vietava qualsiasi contatto con la Pubblica amministrazione. La decisione è arrivata venerdì 18 aprile su ordinanza del gip Enrico Borrelli, accogliendo la richiesta della Procura di Trento, a seguito di una segnalazione dei Carabinieri. Gli investigatori hanno documentato l’ingresso dell’ex senatore nella RSA “Residenza Molino” di Dro, di cui era presidente, nonostante la sospensione dall’incarico e il divieto di esercitare attività amministrativa.
Fravezzi, 57 anni, era finito nell’inchiesta “Romeo” il 3 dicembre 2024, indagine che ha travolto politica e affari in Trentino-Alto Adige. L’inchiesta, condotta dai pm Alessandro Clemente e Davide Ognibene, ipotizza una vera e propria associazione a delinquere impegnata in speculazioni immobiliari e influenze illecite sulla macchina amministrativa. Fravezzi è accusato di aver avuto un ruolo di collegamento tra i promotori dell’organizzazione e gli enti pubblici, esercitando pressioni su amministratori per favorire operazioni urbanistiche, come quelle relative all’ex area Cattoi di Riva del Garda e all’hotel Arco.
Dopo due mesi agli arresti domiciliari, durante i quali ha trascorso anche le festività natalizie in casa, Fravezzi aveva ottenuto il 4 febbraio scorso una misura meno afflittiva: l’obbligo di dimora nel Comune di Dro, con il divieto assoluto di rapporti con la pubblica amministrazione. Una libertà condizionata, motivata dalla possibilità per l’indagato di riprendere una vita professionale, pur senza poter interloquire o contrattare con enti pubblici.
Ma, secondo i Carabinieri, Fravezzi non avrebbe rispettato tale limitazione. La Procura ha quindi richiesto l’aggravamento della misura cautelare e il giudice ha disposto il ritorno ai domiciliari, misura ora effettiva proprio durante il periodo pasquale. L’ex senatore è difeso dagli avvocati Nicola Degaudenz e Alessandro Meregalli.
Fravezzi non è l’unico nome noto coinvolto nell’inchiesta. Oltre a lui, altri cinque indagati avevano ottenuto l’obbligo di dimora: il commercialista Heinz Peter Hager, l’imprenditore Paolo Signoretti, gli architetti altoatesini Andrea Saccani e Fabio Rossa, e la funzionaria comunale Daniela Eisenstecken. Alcuni, come Signoretti, hanno successivamente ottenuto la piena libertà. La sindaca di Riva del Garda, Cristina Santi, è stata liberata già dopo l’interrogatorio di garanzia, con tutte le restrizioni revocate a marzo.
Nel frattempo, sul fronte internazionale, l’imprenditore austriaco René Benko, considerato il vertice della presunta organizzazione, resta in carcere a Vienna. Arrestato a gennaio nell’ambito di un’inchiesta parallela per il fallimento del gruppo Signa, è attualmente a disposizione della procura anticorruzione austriaca. Anche la procura di Trento aveva chiesto la sua custodia nell’ambito dell’inchiesta “Romeo”, che oggi conta 77 indagati, nove dei quali per associazione a delinquere.