Giovane sardo morto il 20 marzo a Torbole: la famiglia chiede la salma
Con un articolo sull’Unione Sarda (qui il link Unione Sarda 21 aprile ) la famiglia del giovane morto il 20 marzo scorso a Torbole per meningite sta chiedendo, inutilmente a quanto si legge nell’articolo, di poter riavere la salma del loro congiunto per darne degna sepoltura. Il corpo si trova tuttora in una cella frigorifera della camera mortuaria di Riva del Garda. Gian Mario Mura, come si ricorderà, dipendente della lavanderia industriale di Arco, era morto da solo nel suo appartamento di via Matteotti a Torbole a causa della meningite. Così avevano purtroppo sentenziato i sanitari che, dopo averlo sottoposto a tampone per Covid 19 e riscontrata la negatività, l’avevano curato per febbre e mal di testa con farmaci appositi. Poi Mario si è aggravato fino al decesso. La famiglia sta attendendo da un mese i risultati delle analisi e di ulteriori esami che, si legge sempre nell’articolo, dovrebbero ancora essere effettuati sul corpo del giovane di Porto Torres. “Dal Trentino però non trapela nulla – scrive il giornalista sardo – né da istituzioni né da organismi sanitari. Un mese di tempo in una cella frigo non può ammettere molte giustificazioni, nemmeno quelle dettate dall’emergenza del particolare momento”. Se il tampone post mortem aveva dato esito negativo e il decesso non è imputabile al virus bensì a meningite, un mese di attesa per riavere la salma ai familiari sembra comunque troppo. L’articolo si conclude con un mesto “La burocrazia trentina per ora ha preso il sopravvento sul buon senso e su una degna sepoltura del povero Gian Mario nella sua terra natia”.
La foto è stata concessa dalla famiglia all’Unione Sarda che ringraziamo per l’autorizzazione alla diffusione dell’articolo.