Gaza muore di fame: il grido di Riva del Garda rompe il silenzio

Redazione28/07/20254min
gaza 20 piazza 3 novembre


 

È stata una serata carica di emozione e partecipazione quella di domenica 27 luglio, in occasione dell’iniziativa nazionale «Gaza muore di fame: disertiamo il silenzio», promossa da intellettuali come Tomaso Montanari e Paola Caridi. Anche Riva del Garda ha fatto sentire la propria voce: in piazza Cavour e piazza Tre Novembre, centinaia di persone hanno alzato un coro di rumori, pentole, fischietti, strumenti, trombe e tanto altro per richiamare l’attenzione su una tragedia umanitaria senza precedenti.
L’iniziativa, sostenuta da Anpi Alto Garda e Ledro, Luogo Comune, cooperativa sociale Arcobaleno e Sal (Comitato per la salvaguardia del lago), ha trovato un’adesione trasversale da parte dei Comuni dell’Alto Garda e Ledro e della Parrocchia di Riva del Garda.

 

In piazza Cavour erano presenti i sindaci di Riva (Alessio Zanoni), Arco (Arianna Fiorio), Tenno (Giuliano Marocchi) e Dro (Ginetta Santoni), la consigliera provinciale Michela Calzà, numerosi rappresentanti istituzionali e i parroci di Riva e Arco. Hanno preso la parola Flavia Caldera (Anpi), Elisabetta Montagni (Sal), don Dario Silvello e Fatima Sudani per la comunità islamica.

Caldera ha denunciato «il silenzio assordante dei governi occidentali» e l’assenza di un chiaro riconoscimento della Palestina, esprimendo il rifiuto dell’indifferenza e della “normalità” della guerra: «La fame è diventata un’arma. Ma le cittadine e i cittadini italiani non sono indifferenti. Vogliamo rompere il silenzio, con parole e suoni, anche fastidiosi ma vivi».

Montagni ha sottolineato: «La reazione di Israele è sproporzionata. La fame a Gaza non è una conseguenza della guerra, è un’arma deliberata. Possiamo e dobbiamo chiedere al nostro governo e all’Europa di intervenire con aiuti umanitari e cessate il fuoco. Non si tratta di “scegliere una parte”, si tratta di impedire uno sterminio».

Don Silvello ha parlato di pace come pane, terra, giustizia e lavoro, evocando parole della Bibbia e di papa Leone: «La pace è disarmata e disarmante. Oggi non suono tutte le campane, ma una sola, a morto, per dare voce al silenzio delle vittime e perché diventi riflessione o preghiera». Il suono funebre è poi risuonato dal campanile di Porta San Michele.

Fatima Sudani ha ricordato: «Il popolo palestinese è oppresso da oltre settant’anni. Ma quello che sta vivendo oggi è una catastrofe. Basta finanziamenti a un regime che bombarda civili. I palestinesi hanno diritto alla vita, come chiunque altro».

Il corteo, partito da piazza Cavour, ha attraversato il centro storico fino a piazza Tre Novembre, dove hanno parlato il sindaco Zanoni e la consigliera Calzà.
«È difficile indossare oggi la fascia tricolore – ha detto Zanoni – senza pensare alla vergogna di un Governo che non riconosce lo Stato di Palestina. Quando un ragazzo ti chiede la differenza tra Gaza e un lager, è difficile rispondere. Oggi ricostruiamo lo spirito della Resistenza pezzo per pezzo, con le nostre azioni, perché senza persone le istituzioni sono vuote».
Calzà ha evidenziato: «Dal valico di Rafah non passa nulla da mesi. I convogli di aiuti restano fermi. Eppure il nostro governo è immobile, nonostante le tante piazze. Dobbiamo tornare a parlare di pace, democrazia e diritti. Perché i bambini non muoiano più di fame o bombe».
La manifestazione si è conclusa con un corteo spontaneo per le vie del centro, tra rumori, luci e voci che chiedono solo una cosa: umanità.