Femminicidio Perraro, Manfrini cerca nuovi elementi per il Secondo Grado
Per Giudice è stato Marco Manfrini ad uccidere Eleonora Perraro nel giardino di un bar a Nago. La vicenda è tristemente nota in ogni suo particolare, una notte all’insegna di qualche bicchiere di troppo, la decisione di passarla all’aperto in quel luogo panoramico sul lago di Garda, il risveglio al mattino e Manfrini che chiama le Forze dell’Ordine per dire che la moglie era morta al suo fianco e lui non ricordava nulla. Le analisi, le perizie, le tracce sul tragico fatto di sangue avvenuto la notte del 5 settembre 2019 hanno convinto l’accusa che il colpevole sia il marito, Manfrini appunto, e così il 6 luglio dell’anno dopo, il 2020, al processo di primo grado è stato sentenziato l’ergastolo a suo carico. In vista del dibattimento in secondo grado, che si farà a primavera 2022, Manfrini si avvale di un nuovo avvocato che porterà elementi nuovi per cercare di convincere i giudici che non è lui l’assassino della moglie. D’altronde egli non ha mai confessato il delitto, dunque la difesa punta sulla ricerca della causa della morte di Eleonora anche con un’ulteriore perizia, in particolare sui morsi ritrovati sul corpo della vittima. È proprio con il nuovo legale, Luigi Campone, che il collegio della difesa cercherà nuove prove, fatti, evidenze che cercheranno di ribaltare la sentenza di ergastolo comminata al Manfrini. Cercando di dimostrare, come nel corso del Primo Grado, che quei morsi sul povero corpo della Perraro sono da attribuire o al loro cane Achille oppure ad un altro animale.