Cartiere, frenata della produzione e Cassa integrazione
Una brusca “frenata” della produzione metterà circa mille lavoratori del settore cartario in cassa integrazione. Questo, purtroppo, nonostante l’inflazione continui a salire e il potere d’acquisto dell’euro, di conseguenza, scenda. Cifre, percentuali, dati che per i dipendenti delle Cartiere del Garda e Fedrigoni significano una sola cosa: meno soldi in busta paga. Dopo il crescendo legato ai mesi di fine anno scorso, dunque, dove la tendenza della produzione era in crescita arriva ora una settimana al mese di cassa integrazione. Cala la domanda di carta e di conseguenza anche a produzione deve calare, ma cala anche il prezzo finale di vendita e allora si capisce come il momento non sia dei migliori con le Cartiere del gruppo Lecta che ne subiscono le conseguenze più pesanti: un terzo delle ore complessive di cassa integrazione, infatti, riguarda i lavoratori del gruppo cartario con sede a Londra e stabilimenti in Europa. Il fatturato del primo trimestre 2023 ha chiuso a quota 335 milioni di euro, ossia il meno 29% rispetto allo stesso periodo del 2022 e una quota in “rosso” di poco meno di 29 milioni di euro. In calo anche il gruppo Fedrigoni, il cui fatturato gennaio/marzo 203 ha chiuso con vendite per 492 milioni di euro, un calo più contenuto rispetto al gruppo Lecta perché è circa un 5% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. E così anche per le Cartiere Vallagarina (meno 33% e fatturato pari a 142 milioni con una perdita assestata sui 3,4 milioni di euro. Insomma, alle Cartiere del Garda la situazione cassa integrazione vede 500 dipendenti, alla Fedrigoni circa 400 (160 a Varone) 200 ad Arco, 50 a Scurelle, mentre alla Sappi di Condino sono 150). L’allarme lo lanciano i sindacati, col potere d’acquisto degli stipendi fermo, immobile da tempo. La crisi persiste, solo alla Cartiera Vallagarina la produzione rimane stabile, ma perché dicono i sindacati lavorano per gli altri del gruppo. Col mercato immobile la situazione sta assumendo contorni non proprio “piacevoli”.