Bolognano, folla alla serata sull’antenna 5G: «Serve più consapevolezza e precauzione»

Redazione09/10/20254min
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Il “caso Bolognano” torna a far discutere. Sala gremita e grande partecipazione di residenti alla serata organizzata da sei associazioni aderenti al Coordinamento per la Tutela dell’Ambiente Alto Garda e Ledro, che da oltre un decennio promuove incontri di informazione e sensibilizzazione sul tema dell’esposizione ai campi elettromagnetici (CEM).

Quello di Bolognano è stato il quinto appuntamento dedicato a questa tematica negli ultimi dodici anni, a conferma di quanto il tema delle telecomunicazioni e delle reti di nuova generazione – dal 4G al 5G – resti centrale nel dibattito tra salute pubblica e sviluppo tecnologico.

 

 

Una frazione “stretta” tra elettrodotti e nuove antenne

La scelta di Bolognano come sede dell’incontro non è casuale. La frazione arcense vive infatti una situazione considerata “critica” dal punto di vista ambientale: già esposta ai campi elettromagnetici generati dai due elettrodotti a 220 kV che attraversano l’abitato a monte e a valle, vedrà presto l’installazione di una nuova antenna 5G tra Bolognano e Massone.

Un contesto che, secondo gli organizzatori, richiede informazione, vigilanza e prudenza. «Il nostro obiettivo – spiegano dal Coordinamento – non è alimentare allarmismi, ma fornire alla popolazione strumenti per capire e agire con maggiore consapevolezza».

Informare e formare: i consigli degli esperti

L’incontro non si è limitato alla divulgazione dei dati scientifici, ma ha voluto essere anche formativo, offrendo ai cittadini indicazioni pratiche per ridurre l’esposizione ai CEM nella vita quotidiana.

Tra i relatori, l’ingegnera elettrotecnica Azul Fernandez, che ha illustrato le caratteristiche tecniche del 5G e il quadro normativo che regola i limiti di legge in materia di intensità dei campi. Fernandez ha poi condiviso buone pratiche di utilizzo dei dispositivi mobili, come l’uso di auricolari, la riduzione del tempo di esposizione e l’attenzione alle distanze di sicurezza.

Gli effetti sulla salute: gli studi scientifici

La dottoressa Fiorella Belpoggi, già direttrice scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna, ha partecipato con un videointervento, illustrando i risultati di un’importante ricerca condotta in collaborazione con il National Toxicology Program (NTP) degli Stati Uniti. Lo studio, durato diversi anni e condotto su oltre tremila ratti esposti a radiofrequenze 3G, ha mostrato un aumento statisticamente significativo di tumori cerebrali e del sistema nervoso in relazione all’intensità dei campi (5, 25 e 50 volt/metro).

Infine, il dottor Roberto Cappelletti, presidente della sezione trentina dell’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE), ha approfondito i meccanismi biologici ed elettrochimici che possono essere indotti dall’esposizione prolungata a campi elettromagnetici, evidenziando come un eccesso di radicali liberi nel corpo umano possa essere all’origine di diverse patologie.

Un tema che divide ma fa riflettere

Il grande interesse di pubblico conferma che il tema dei campi elettromagnetici resta fortemente sentito. Da un lato, la necessità di innovazione e connettività; dall’altro, la richiesta di precauzione, trasparenza e partecipazione nelle scelte che riguardano la salute dei cittadini.

Il Coordinamento per la Tutela dell’Ambiente Alto Garda e Ledro, che da anni segue la vicenda, chiede che le decisioni in materia di nuove infrastrutture vengano condivise con le comunità locali e che si continui a investire in ricerca indipendente e informazione pubblica.

«La tecnologia è parte della nostra vita – è stato detto in chiusura – ma deve convivere con il diritto alla salute e con la tutela dell’ambiente. La conoscenza è il primo passo per un futuro davvero sostenibile». (n.f.)