Aggressioni ai lavoratori, unità di intenti per contrastare il fenomeno
Nel 2023 sono state segnalate oltre 16mila aggressioni nei confronti degli operatori sanitari su tutto il territorio nazionale, con un aumento del 38% negli ultimi 5 anni. Il 42% dei professionisti sanitari in Italia dichiara di essere stato vittima di almeno un’aggressione, fisica o psicologica. Dati emersi oggi nel corso di un seminario organizzato da TSM – Trentino School of Management con la Provincia autonoma di Trento nell’ambito del progetto “Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro: questione di cultura”.
“La violenza nei confronti dei lavoratori rappresenta una sfida complessa e urgente che coinvolge numerosi settori e figure professionali – ha evidenziato l’assessore alla salute, Mario Tonina. Le violenze sul lavoro non sono soltanto un’offesa alla dignità della persona, ma mettono a rischio il benessere, la sicurezza e la qualità del lavoro stesso. Comprendere a fondo il fenomeno, avere strumenti operativi chiari, garantire luoghi di lavoro sicuri, disporre di adeguati sistemi di sicurezza, condividere e diffondere strategie per riconoscere e affrontare le situazioni a rischio, sono tutti elementi fondamentali per contrastare il problema, che va affrontato in maniera trasversale”.
Per il Commissario del Governo, Giuseppe Petronzi, è evidente come vi sia una crescente aggressività della quale è necessario comprendere le radici. Il fenomeno va affrontato con l’impegno di tutti i soggetti coinvolti, non basta aumentare il livello di vigilanza e di repressione, ma occorre anche, per mitigare i contrasti, avvicinare chi eroga i servizi e chi li fruisce”.
Ma quali sono le cause del fenomeno? Secondo il professor Adriano Zamperini, dell’Università di Padova, con il passaggio da un modello paternalistico a un approccio più partecipativo, i pazienti e i familiari hanno acquisito maggiore autonomia e consapevolezza. Questo, però, ha anche portato a un aumento delle aspettative nei confronti del personale sanitario. Quando tali aspettative non vengono soddisfatte possono nascere frustrazione e conflitti, talvolta sfociando in episodi di aggressività. Inoltre, l’accesso a informazioni mediche tramite internet e social media, spesso di qualità discutibile, ha alimentato il fenomeno dei “pazienti esperti” che talvolta mettono in discussione il parere degli operatori sanitari. A tutto questo si aggiunge il sovraccarico del sistema sanitario che porta a tempi di attesa prolungati e percezione di inadeguatezza nell’assistenza.