Affitti brevi, la Consulta apre la strada a nuove regole: una sfida anche per Alto Garda e Ledro

Redazione25/12/20254min
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La questione degli affitti turistici brevi torna al centro del dibattito politico e istituzionale, con una svolta che potrebbe avere effetti concreti anche sull’Alto Garda e la valle di Ledro, territori dove la pressione turistica incide sempre più sull’accesso alla casa. A riaccendere il confronto è la recente sentenza della Corte Costituzionale sulla legge della Toscana, che chiarisce un punto cruciale: le Regioni possono intervenire per limitare gli affitti brevi, demandando ai Comuni strumenti regolatori come autorizzazioni, limiti e divieti.
Una decisione che, secondo il Partito Democratico del Trentino, conferma la correttezza della linea seguita negli ultimi anni. «Avevamo ragione noi», scrive il consigliere provinciale Paolo Zanella, ricordando come il disegno di legge presentato dal PD – ispirato anche dalle esperienze dei territori ad alta tensione abitativa, come Venezia – fosse stato a lungo criticato perché ritenuto invasivo delle competenze statali o penalizzante per la libera iniziativa privata.
La Consulta, invece, ha stabilito che la materia rientra nelle competenze regionali legate al turismo e al governo del territorio, respingendo l’impostazione secondo cui si tratterebbe esclusivamente di una questione civilistica. Un passaggio non solo tecnico, ma politico, perché afferma la possibilità di bilanciare l’interesse economico del turismo con l’utilità sociale dell’abitare.

 

 

Un tema caldo anche sul Garda
Se c’è un’area del Trentino dove questa pronuncia rischia di avere un peso specifico elevato, è proprio l’Alto Garda e Ledro. Negli ultimi anni la crescita degli affitti brevi – favorita dalle piattaforme online e dalla forte attrattività turistica – ha ridotto l’offerta di alloggi a lungo termine, facendo salire i canoni e rendendo sempre più difficile trovare casa per residenti, giovani coppie, lavoratori stagionali e servizi essenziali.
Un fenomeno che molti Comuni osservano da tempo, spesso senza strumenti efficaci per intervenire. La sentenza della Consulta cambia lo scenario: le Regioni possono ora legittimamente attribuire ai Comuni il potere di regolamentare il fenomeno, proprio per garantire un’offerta abitativa sufficiente e accessibile.

Diritto alla casa e sviluppo turistico
Il punto centrale, sottolineato dal PD, è la gerarchia degli interessi: la Corte riconosce la preminenza del diritto all’abitare rispetto a un utilizzo esclusivamente economico del patrimonio immobiliare legato al turismo. Non si tratta di demonizzare gli affitti brevi, ma di governarli, soprattutto nei territori dove la pressione turistica rischia di svuotare i centri abitati o trasformarli in luoghi vissuti solo a stagioni.
Per realtà come Riva del Garda, Arco, Nago-Torbole o Ledro, la sfida sarà trovare un equilibrio tra accoglienza e residenzialità, evitando che il successo turistico diventi un boomerang sociale.

Il prossimo passo in Trentino
Il consigliere Zanella annuncia che il tema tornerà presto in Consiglio provinciale. La sentenza fornisce ora una base giuridica solida per riaprire il confronto e valutare strumenti normativi capaci di rispondere alle esigenze dei territori più esposti.
Per l’Alto Garda e Ledro, potrebbe essere l’occasione per avviare finalmente una discussione concreta su regole comunali condivise, capaci di tutelare chi vive e lavora sul territorio senza rinunciare a un turismo di qualità. Una partita delicata, ma sempre più inevitabile, perché – come emerge chiaramente dalla pronuncia della Consulta – la casa non è solo una merce, ma un diritto da proteggere. (n.f.)