Valle dei Laghi, riflessioni ecologiche sulla industrializzazione
Il riemergere in queste ultime settimane della sensibilità ecologica nella bassa Valle dei Laghi, anche di riflesso alla possibile riaccensione del forno al cementificio di Ponte Oliveti, si sta allargando ad altri interventi di forzata industrializzazione di questo territorio con riferimento alla realizzazione nei primi anni ’50 del ‘900 della centrale idroelettrica di Santa Massenza (una delle più produttive a livello europeo), che determinò un radicale cambiamento climatico-paesaggistico soprattutto per i laghi di S.Massenza e Toblino.
Per quanto riguarda il torrente Rimone e il lago di Cavedine si ebbero già all’inizio degli anni ’30 del secolo scorso degli importanti interventi d’industrializzazione a scopo idroelettrico: la rettifica ed allargamento del corso d’acqua e l’utilizzo del lago di Cavedine (acquistato poi negli anni ’60 da Enel) come bacino per il potenziamento della centrale di Fies. I lavori vennero poi completati negli anni’50 per la funzionalità del complesso sistema idraulico finalizzato alla produzione di energia, che da S. Massenza arriva al lago di Cavedine. Sono trascorsi così quasi 70 anni di convivenza con queste pesanti trasformazioni e l’effetto negativo più evidente rimane quello paesaggistico con tralicci e infrastrutture nella parte nord del lago di S.Massenza, legati alla trasformazione e distribuzione dell’energia elettrica.
L’aspetto climatico, generato dall’immissione diretta delle acque fredde del lago di Molveno, pare sia stato assorbito dall’ambiente circostante in quanto la conca di Toblino ha mantenuto le sue caratteristiche con le sue specie floreali e faunistiche da tipica oasi mediterranea. Non bisogna dimenticare, inoltre, che grazie all’Associazione culturale ed economica “Olivo Estremo” in questo ultimo decennio è stata allargata di parecchi ettari, fra Pietramurata e S.Massenza, la coltura dell’ulivo con importanti riconoscimenti sotto l’aspetto qualitativo della produzione dell’olio.
Le negatività hanno portato anche a studiare delle soluzioni avveniristiche, come quella di realizzare una condotta sul fondo del lago per bypassare i laghi dalle acque fredde di Molveno. Rimane comunque il deposito sul fondo del lago della cosiddetta “polvere glaciale” che ha ridotto la profondità dei bacini lacustri col pericolo di un graduale riempimento. Però è stato anche rilevato da studi della FEM di S.Michele risalenti ad un decennio fa che la costante immissione delle acque del lago di Molveno, che nel giro di pochi giorni produce il ricambio dell’acqua del Toblino, evita il pesante inquinamento causato dal depuratore della valle di Cavedine a Dofolon, che sversa nel vicino specchio lacustre le acque reflue dopo la depurazione.
MARIANO BOSETTI