La morte di Alessandro Tovazzi di Arco, uno scontro in volo assurdo e tragico
Il tragico incidente in volo che è costato la vita al 41enne di Arco Alessandro Tovazzi e al pilota dell’aereo “Pilatus Porter”, adibito al lancio dei paracadutisti, è stata una fatalità impensabile. Impensabile fino a quel momento quando, dopo l’ultimo lancio di Tovazzi, il pilota Stefano Grisenti ha messo il muso dell’aereo verso terra per scendere in picchiata verso la pista dell’aeroporto di Cremona da dove era decollato poco prima. Alessandro Tovazzi indossava una track suit, una tuta che permette di fare, durante la caduta libera, quattro/cinque chilometri di distanza. La traiettoria di Tovazzi in aria e quella del Pilatus hanno seguito un’unica, tragica direzione: quella dell’impatto in volo del paracadutista che con forza inaudita ha staccato l’ala del Pilatus Porter facendolo precipitare l’aereo e la morte istantanea di Tovazzi per la collisione. Una dinamica che è stato possibile ricostruire dai dati rilevati sul GPS del velivolo che ha registrato l’impatto a 1.800 metri di quota e non, come si pensava all’inizio, ai 4.500 del momento del lancio del paracadutista. Dunque uno scontro fatale tra aereo e Tovazzi che si sono trovati in rotta di collisione. La magistratura ha aperto un’inchiesta, ma per il mondo dei paracadutisti si è trattato di una tragica fatalità. Il pilota dell’aereo picchia il muso verso terra per arrivare presto in atterraggio, il paracadutista cade per gravità fino a stabilizzare il corpo più o meno a circa trecento chilometri orari di velocità. Ma se picchia verso terra la velocità può aumentare finché l’attrito non frena e stabilizza la caduta. Purtroppo per Alessandro e Stefano si è trattato di un percorso che li ha portati entrambi alla morte. Per l’esperto Maurizio Di Palma sono le attuali procedure da rivedere, il mondo del paracadutismo è cambiato ma esse sono quelle di trent’anni fa. “È ora di sedersi attorno ad un tavolo e pensarci bene” commenta ancora sconvolto dalla morte dell’amico che ha definito il più prudente tra i prudenti. “Neanche se lo concordi a tavolino succede quello che è successo – chiosa nel finale di telefonata – nemmeno se la studi per giorni interi si potrà mai ripetere quello che è accaduto”.