Tutto chiuso a Limone sul Garda, nessuna riapertura per negozi, bar e ristoranti

Claudio Chiarani15/05/20203min
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Il sindaco di Limone sul Garda Antonio Martinelli, in perfetta sintonia con il suo vice Franceschino “Chicco” Risatti, a causa del coronavirus vede l’orizzonte grigio tendente al nero.
E una delle cause di tutto ciò è la chiusura col vicino Trentino, Riva del Garda in particolare, perché Limone dipende dalla nostra provincia per le scuole, gli acquisti e i servizi. Percorrere quaranta chilometri di Gardesana per andare a Salò e acquistare i beni di prima necessità o servizi è difficoltoso, dunque vanno aperti i confini tra Lombardia e Trentino almeno per gli abitanti di Limone che sono sempre stati “Trentino” dipendenti per una buona fetta dei loro servizi. Come, peraltro, è stato fatto con il Veneto.
Una scelta importante è stata presa per quello che riguarda la riapertura delle attività commerciali. A Limone sul Garda si è deciso che non ci sarà nessuna ripartenza: bar, negozi e ristoranti restano chiusi anche per colpa delle indicazioni dell’Inail sulla diretta responsabilità penale del datore di lavoro qualora un dipendente si ammalasse di Coronavirus, ritenute un’assurdità. “Per non parlare delle disposizioni da adottare – ha detto il primo cittadino Martinelli – stabilite da chi non ha la minima idea sulla situazione locale. Linee guida inapplicabili, anche per le spiagge dove le regole da adottare sono “calibrate” per quelle marine, non certo per le nostre di Limone o del Garda in generale. La nostra cittadina – prosegue il sindaco – contribuisce al Pil lombardo in modo importante grazie al secondo posto in Regione dopo Milano per le presenze turistiche. Così come dipendiamo dal Trentino per tantissimi servizi agli alberghi o agli esercizi pubblici o approvvigionamenti contribuendo economicamente alle aziende di quella provincia”.
O cambiano le norme o Limone rimane in lockdown con tantissime ripercussioni, come si è capito, anche per le aziende del Garda trentino che prestano i loro servizi ai cugini bresciani. L’ex sindaco Franceschino Risatti, albergatore da una vita, si fa portavoce dei colleghi: “Con le frontiere chiuse non speriamo di limitare i danni grazie agli italiani – ha detto – e con queste regole ora è arrivato il colpo di grazia. Per questo tutti assieme abbiamo deciso di lasciar perdere. Il 2020 è un anno da dimenticare”.

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