Ecco i protocolli di sicurezza per commercio, ristorazione e bar

Redazione09/05/20204min
MARCO ANTONIUCCI

Continua il lavoro no-stop del Comitato di coordinamento in materia di salute e sicurezza sul lavoro della Provincia autonoma di Trento, che ha elaborato e condiviso nelle ultime ore due protocolli relativi a settori economici di estrema importanza e attualità, contestualmente al dibattito in corso sulla possibilità delle riaperture.
I protocolli di sicurezza sul lavoro agevolano la possibilità di riapertura, poiché prevedono in dettaglio cosa debbano fare le imprese per gestire al meglio il rischio e tutelano la salute dei lavoratori.

Per quanto riguarda la ristorazione d’asporto la revisione prevede la possibilità di accedere all’esercizio anche senza prenotazione, nonché la possibilità di consumare all’esterno. Si pensi, ad esempio, ad alimenti e bevande a consumo veloce, caffè, gelateria, bevande, pasticceria.
I protocolli sono stati sottoscritti sabato 9 maggio dal presidente del Comitato, l’assessore Stefania Segnana, e saranno pubblicati sul sito della Provincia, in maniera che lavoratori e imprese interessate possano utilizzarli per gestire idoneamente il rischio Covid-19 in previsione e preparazione delle prossime aperture.

Il protocollo ristorazione, oltre alle note previsioni del protocollo generale, si concentra sulla formazione degli operatori, sulla sanificazione degli ambienti e delle superfici a maggior contatto, sul lavaggio frequente delle mani, sulla necessaria riorganizzazione degli spazi e del lavoro. Ad esempio, nelle sale da pranzo, nei ristoranti e nei bar, i tavoli dovranno essere posizionati in modo che la distanza tra il dorso di una sedia e il dorso dell’altra sedia sia maggiore di 1 m e che i clienti che sono rivolti l’uno verso l’altro siano distanziati da almeno 1 metro, anche lateralmente. Opportuno sarà anche utilizzare posti a sedere sfalsati. Il distanziamento allo stesso tavolo non è necessario se i clienti sono conviventi. Nell’organizzare l’attività il titolare dovrà definire la capienza massima di clienti negli spazi. Al fine di ottimizzare l’attività stessa, si potranno eventualmente organizzare più turni con più servizi. Per ora nessuna precisazione di numero massimo di persone per superficie, si è ritenuto infatti lasciare che i titolari possano valutare la capienza secondo la reale forma dei locali e degli arredi, garantendo i requisiti del distanziamento.

Per quanto riguarda il commercio, sempre in aggiunta alle ormai note questioni generali, si evidenziano gli aspetti relativi all’aerazione degli ambienti, disattivando rigorosamente le funzioni di ricircolo, garantendo i ricambi d’aria naturale, segnalando gli spazi e definendo il distanziamento anche tramite strisce a terra, cartelli o transenne, con la precisazione che deve essere garantito il distanziamento non solo tra i clienti, ma anche tra cliente e commessi. Nei casi dove questo non sia possibile, oltre a mascherine e guanti, si dovranno utilizzare anche occhiali o schermi facciali, oppure pareti distanziatrici come quelle in plexiglas. Si ricorda poi la disposizione del DPCM del 26 aprile scorso, che limita la presenza di un cliente e massimo due lavoratori per i piccoli esercizi commerciali fino a 40 mq.

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