Alla Cartiera Fedrigoni di Varone stop al ciclo continuo
Da tempo le voci relative alla produttività della Cartiera Fedrigoni al Varone si rincorrevano tra i lavoratori e le loro famiglie. “Vedremo” era il verbo più utilizzato tra di loro e oggi l’apprensione su quel verbo si è tramutata in realtà: stop al ciclo continuo e ben trenta lavoratori in esubero che ora, con la trattativa sindacale dovranno trovare sbocco. Da gennaio 2020, dunque, si lavorerà cinque giorni più due, con i macchinari fermi il sabato e la domenica, così come nelle feste osservate. Per gli esuberi si dovrà “lavorare” su pensionamenti anticipati e una ridistribuzione tra i due stabilimenti, Arco e Arconvert ma, purtroppo, anche su una riduzione dello stipendio per chi rimane visto che spariranno giornate lavorative festive e altri “accessori” che garantivano una congrua retribuzione per chi lavorava in momenti particolari. Trenta esuberi a fronte di un’attuale forza lavoro pari a 155 dipendenti, con la “perdita” sullo stipendio che si preannuncia elevata, circa 350 euro al mese, ma i sindacati promettono di “fare i conti”. “Questo è ciò che accade quando la proprietà vende e tutto finisce in mano ai Fondi internazionali” è il commento della sindacalista Claudia Loro della SlC-CGIL. Ora si aprirà il confronto della trattativa con l’azienda.
“Lo stop al ciclo continuo non s’ha da fare” Così, dopo la notizia annunciata dall’azienda si esprime il sindacalista Lorenzo Pomini della Cisl. “È necessario che le Cartiere Fedrigoni mettano in atto un ripensamento di quanto annunciato in tal senso – continua il sindacalista – perché stoppare il ciclo continuo vorrebbe dire ridimensionare l’azienda stessa. Inoltre, i trenta esuberi del personale non sono ammissibili, è chiaro che l’azienda stessa dovrebbe trovare una soluzione lavorativa alternativa, ad Arco o all’Arconvert, dunque, stabilimenti del gruppo. Il passaggio eventuale dovrebbe anche garantire gli stessi diritti acquisiti dai lavoratori, mentre per gli addetti che sono occupati nello stabilimento di Varone si vedrebbero decurtare la busta paga, qualora si stoppi il ciclo continuo, di almeno 300/400 euro netti al mese. La situazione, dunque, va esaminata attentamente al fine di garantire la tutela di tutti gli occupati e il perché – conclude il sindacalista – l’azienda ha annunciato tali provvedimenti. Con noi non hanno parlato, siamo stati informati solamente dai rappresentanti interni dei lavoratori”.