Vinitaly: Enrico Zanoni premiato tra i benemeriti della viticoltura italiana

Angelo Betti è stato più di cinquant’anni fa l’ideatore del Vinitaly, il Salone Internazionale del vino e dei distillati che si tiene a Verona dal 1967. Vinitaly, con i suoi quasi centomila metri quadrati di superficie, 4.000 espositori e circa 150.000 visitatori per edizione, è tra le più importanti fiere del settore vitivinicolo a livello mondiale. Ad Angelo Betti è intitolato il Premio “Benemeriti della Vitivinicoltura Italiana” che dal 1973 viene assegnato ai grandi interpreti del mondo enologico italiano e tradizionalmente consegnato il giorno dell’inaugurazione del Salone.
Per questa edizione del Vinitaly la Provincia Autonoma di Trento ha indicato per l’assegnazione del riconoscimento Enrico Zanoni, Presidente dell’Istituto Trento DOC e Direttore Cavit.
Enrico Zanoni (classe 1960) è uno dei manager più importanti del nostro Paese, e curiosamente è cremonese. Per la precisione è nato e cresciuto a Torricella del Pizzo, nel Casalasco.
«Mi sono diplomato al liceo Aselli di Cremona, poi mi sono laureato a Parma in Economia e Commercio. Dopo uno stage post universitario a Milano, nelle ricerche di mercato, ho maturato diverse esperienze nell’area commerciale-marketing in aziende nazionali del settore agro-alimentare, da ultima Italgel (marchi: Surgela, Valle degli Orti, Motta e Alemagna), acquisita nel 1993 dal Gruppo Svizzero Nestlé a seguito della privatizzazione del Gruppo SME». Nella multinazionale svizzera Zanoni si ferma fino al 2005, ricoprendo diverse posizioni di crescente responsabilità, incluso un periodo di 2 anni presso il quartier generale in Svizzera. «Poi prevalse la voglia di tornare in Italia, anche per motivi familiari e il desiderio di nuove sfide in aziende nazionali. Da qui il passaggio in Illva, celebre per l’Amaretto di Saronno, grazie alla quale mi sono avvicinato al mondo del vino attraverso i marchi Corvo, Florio e alla partecipazione in una importante azienda cinese. Nel 2009 la chiamata di Cavit. A parere dell’allora Presidente e del CDA, l’azienda aveva bisogno di discontinuità e di un approccio più strutturato e manageriale. Il progetto, unitamente all’aspetto etico e di responsabilità sociale dell’azienda, mi piacquero e accettai».