Inclusione scolastica in Trentino, la Consigliera Calzà (PD): “Un sistema che scricchiola”

In Trentino, la parola “inclusione” è da sempre considerata parte integrante dell’identità autonoma: un principio scolpito nella legge, nelle dichiarazioni istituzionali, nel sentire comune di insegnanti e famiglie. Eppure, quando si scende dal piano dei valori a quello della realtà quotidiana, il quadro si incrina. E lo fa con fragore.
A denunciarlo, con toni fermi e preoccupati, è la consigliera provinciale Michela Calzà (Gruppo PD), ex vicesindaca di Dro, che parla senza mezzi termini di un sistema che scricchiola, affaticato da ritardi, procedure complesse, precarietà e mancanza di continuità educativa. Un sistema che “funziona troppo poco”, nonostante la normativa provinciale sia chiara e le risorse in teoria disponibili.
Settimane di attesa, continui cambi di personale e gare d’appalto ingestibili
La fotografia tracciata dalla consigliera, prima firmataria, è nitida: studenti con bisogni educativi speciali che attendono settimane prima di avere un insegnante o un educatore; segreterie scolastiche sommerse da gare d’appalto impossibili da gestire in pochi giorni estivi; cooperative che cambiano da un anno all’altro, portando con sé nuovi operatori e interrompendo percorsi educativi faticosamente costruiti.
Una macchina che, invece di garantire supporto, finisce spesso per generare discontinuità, disservizi, frustrazione.
E tutto questo non per scarsità di fondi, ma per un’organizzazione inadeguata.
Un quadro normativo avanzato, ma non aggiornato: il PEI digitale resta fuori dal Trentino
C’è poi il tema del Piano Educativo Individualizzato (PEI). A livello nazionale è stato introdotto un modello unico, digitalizzato, obbligatorio per tutte le scuole italiane.
In Trentino no: la Provincia continua a utilizzare modelli interni, diversi da istituto a istituto, senza una piattaforma informatica centralizzata. Il risultato? Disomogeneità, poca tracciabilità, difficoltà di integrazione con i servizi sanitari e con le nuove procedure nazionali.
Una sorta di “autonomia monca”, che non aggiorna gli strumenti ma richiede alle scuole livelli sempre più complessi di gestione.
GLIP fermo dal 2018: un organo fondamentale mai ricostituito
Nel comunicato emerge anche un punto che, per chi conosce il sistema scolastico trentino, pesa come un macigno: il GLIP, il Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale per l’inclusione, non viene rinnovato dal 2018.
Un organismo strategico, pensato per unire scuola, sanità, servizi sociali, enti locali e associazioni delle famiglie.
Da sette anni è fermo, senza nuove nomine.
Un vuoto istituzionale che rende ancora più difficile coordinare interventi già di per sé complessi.
L’interrogazione: numeri, responsabilità e soluzioni concrete
Per questo Calzà, insieme ai consiglieri Manica, Parolari, Maestri e Zanella, ha depositato un’interrogazione fiume: una serie di quesiti che chiedono alla Giunta provinciale di uscire dall’ambiguità e fornire dati e soluzioni.
Le richieste toccano ogni aspetto:
quanti sono gli studenti con BES, DSA, disabilità certificata, disagio sociale?
quanti hanno avuto davvero, fin da settembre, l’assistenza prevista?
chi supporta le scuole nelle gare sopra soglia?
si intende centralizzare le procedure per evitare ritardi e frammentazioni?
come si garantirà la continuità educativa negli anni, evitando turn-over e contratti brevi?
si vuole finalmente aggiornare il modello provinciale di PEI al modello nazionale?
quando verrà ricostituito il GLIP?
Domande puntuali, che fotografano un problema sistemico più che episodico.
“L’autonomia vale se funziona”
Il messaggio politico finale della consigliera è netto: «Il diritto allo studio non può essere oggetto di improvvisazione. L’autonomia vale se funziona: oggi, sul fronte dell’inclusione scolastica, funziona troppo poco». Una frase che pesa e che apre un dibattito scomodo ma necessario: l’autonomia speciale, in materia di scuola, è un orgoglio del Trentino.
Ma senza efficienza, strumenti aggiornati e continuità nei servizi rischia di trasformarsi in autonomia senza efficacia.
La sensazione è che, come spesso accade, le leggi trentine siano migliori delle pratiche amministrative che dovrebbero renderle vive.
E che a pagare il prezzo siano ancora una volta i più fragili: gli studenti che hanno più bisogno di stabilità, professionalità e tempo. (n.f.)










