#PaloPoint, ironia e polemiche sulla ciclopedonale di Arco dall’ex sindaco Betta

«Chi ha fatto palo?!», urlava disperato il ragionier Fantozzi arrampicato fuori dalla finestra, in una delle scene più iconiche del cinema comico italiano. Oggi, quell’esclamazione tragicomica potrebbe benissimo fare da colonna sonora all’ultimo spunto polemico lanciato da Alessandro Betta, ex sindaco di Arco e ora osservatore attento – e spesso critico – della nuova amministrazione comunale guidata da Arianna Fiorio.
Un palo metallico, installato al centro di una passerella ciclopedonale, è diventato il nuovo protagonista del dibattito pubblico cittadino. Secondo Betta, quell’elemento apparentemente marginale è invece il simbolo di una mobilità “non creativa” e di un approccio alla sicurezza discutibile, che rischia di trasformare percorsi dedicati a pedoni e ciclisti in veri e propri slalom ad ostacoli.
«In altre città, pali come questi hanno causato incidenti anche gravi, persino in pieno giorno. Figuriamoci di notte», scrive Betta nel suo post social, utilizzando toni ironici ma esplicitamente preoccupati.
«A cosa servono questi pali? Per rallentare? Per segnalare? O per testare i riflessi?», si chiede sarcasticamente, immaginando l’inaugurazione di una nuova disciplina olimpica: lo slalom ciclistico notturno.
Una scelta che divide
Per Betta, il palo non è solo un elemento di arredo urbano, ma un segnale d’allarme. Le alternative? Secondo lui, più sobrie ed efficaci: buona segnaletica orizzontale, illuminazione, educazione alla prudenza. Invece, si è optato per un ostacolo fisico – potenzialmente pericoloso – che complica la vita a chi dovrebbe essere tutelato: i cosiddetti utenti deboli della strada.
Nel suo post, Betta prende posizione anche contro chi ha rimosso il palo, condannando fermamente qualsiasi atto vandalico. Ma ribadisce con decisione: «Il problema resta: che senso ha creare simili pericoli là dove dovremmo proteggere?»
“Palo Point” come simbolo
Il riferimento scherzoso ai vecchi “pitch point” installati dalla sua amministrazione si trasforma in un confronto diretto: «Almeno quelli si vedono. E sono illuminati.»
Così, mentre #PaloPoint diventa hashtag e argomento da social, il tema di fondo resta serio: la sicurezza al centro delle politiche di mobilità urbana.
Una mobilità da ripensare
La riflessione di Betta si inserisce in una discussione più ampia che riguarda molte città: come conciliare la promozione della mobilità sostenibile con la necessità di tutelare davvero chi si muove a piedi o in bici? È sufficiente rallentare i flussi con ostacoli fisici o serve piuttosto una visione più ampia, inclusiva e attenta?
L’ex sindaco, da tempo portavoce di una linea più “umana” nella gestione degli spazi pubblici, lancia un monito: «Mi auguro che questa scelta venga rivista. Perché il prossimo a inciampare — o a cadere — potrebbe non avere la stessa fortuna».
E mentre il palo è stato già ripristinato, la polemica è tutt’altro che chiusa. Una discussione che non riguarda solo l’arredo urbano, ma la filosofia stessa con cui si pensa la città.
Perché, in fondo, parafrasando ancora Fantozzi, la vera domanda non è “chi ha fatto palo”, ma: chi si prenderà la responsabilità se qualcuno si farà male?