«Sole d’autunno»: in febbraio quattro visite guidate

Redazione10/01/20254min
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ARCO
Prosegue fino al 26 gennaio la mostra «Sole d’autunno. Il capolavoro ritrovato», con cui la galleria civica ha restituito allo sguardo del pubblico, dopo settant’anni di oblio, il capolavoro che Giovanni Segantini ha dipinto nel 1887, prima opera dopo il trasferimento dalla Brianza alla Svizzera. Dal 27 gennaio e nel mese di febbraio la mostra, causa l’indisponibilità di personale di custodia, sarà chiusa alle visite individuali, ma sarà possibile prenotare visite guidate per gruppi e scolaresche scrivendo all’indirizzo [email protected]. Inoltre alle persone non organizzate in gruppi si propongono quattro visite guidate il 1° febbraio alle 14 e alle 16 e il 4 febbraio alle 15 e alle 17. Le visite durano circa un’ora e sono proposte al costo di 7 euro (salvo riduzioni). È richiesta la prenotazione tramite Eventbrite, il pagamento si effettua direttamente in galleria civica il giorno della visita. Si prevedono gruppi di massimo 15 persone e la visita è garantita con un minimo di 6 prenotazioni. Per i residenti ad Arco il costo è di 2 euro.

Il «Sole d’autunno»

Esposto per l’ultima volta nel 1954, «Sole d’autunno», presentato da Segantini per la prima volta all’Esposizione nazionale di Venezia del 1887, rappresenta uno degli esiti più sperimentali della pittura segantiniana all’avvio della sua permanenza a Savognin nel cantone dei Grigioni. Da leggere in continuità con i risultati raggiunti nell’opera estrema della Brianza, «Alla stanga» (1885-1886, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna), la tela viene elaborata dal pittore nel momento in cui –complice la riflessione stimolata da Vittore Grubicy– sperimenta nell’«Ave Maria a trasbordo» una prima istintuale e non sistematica applicazione della stesura divisionista. I primi anni grigionesi costituiscono un momento di grande riflessione tecnica e linguistica da parte di Segantini, che nelle opere di questi anni approfondisce la ricerca tanto di una solidità costruttiva della pennellata, quanto di una sempre più insistita evidenza in termini di luce e tono del colore studiato dal vero. L’opera si caratterizza per una estrema articolazione della superficie pittorica segnata dall’evidenziazione materica della pennellata, ora più corposa ora più allungata. La tela è basata sulle sottili variazioni cromatiche restituite grazie all’uso attento dei colori liberati dalla convenzionalità crepuscolare della maniera scura degli anni briantei e, adesso, volti alla più attenta restituzione dei valori cromatico-luministici –con un libero uso di stesure a impasto e a colori puri– studiati sul vero, quale portato di una riflessione sul valore della luce come elemento sostanziale e strutturante l’opera.

In occasione dell’acquisizione del «Sole d’autunno», la galleria civica «Giovanni Segantini» di Arco ha presentato al pubblico il capolavoro segantiniano nella cornice di un nuovo allestimento (a cura di Niccolò D’Agati) che ne valorizza la centralità nel percorso della ricerca artistica del pittore arcense e il ruolo fondamentale di passaggio nell’evoluzione della sperimentazione tra gli anni briantei e l’aprirsi della fase più intensa della sua attività dopo il trasferimento nei Grigioni, quando un rinnovato senso del colore e della luce si impone quale nucleo fondante di una nuova concezione estetica.