Ludopatia, in Trentino Arco al terzo posto

Claudio Chiarani20/11/20234min
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Sono due le sale giochi che potrebbero essere chiuse in zona. Questo perché sono ubicate a meno di trecento metri dai luoghi cosiddetti “sensibili” come prescrive la legge in materia di gioco d’azzardo. E sono, dunque, una quarantina la slot machine fuorilegge ubicate in quelle sale a rischio chiusura. Con la piaga sociale del gioco d’azzardo che non accenna a diminuire visto che ci si è giocati ben 132 euro a testa nel solo mese di dicembre 2021. Dati pubblicati sulla stampa e rilevati da fonti ufficiali che, tradotti, neonati compresi, vogliono dire 2,3 milioni di euro in quel solo mese. Non va meglio, per usare un eufemismo, ad Arco, dove la quota pro capite sale a 192 euro a testa per tre milioni e mezzo di euro spesi nel gioco d’azzardo sempre, è bene ripeterlo, nel solo mesi di dicembre 2021. È stata AMA, ossia l’Associazione Mutuo Aiuto di Trento che li ha raccolti e forniti, illustrando che dopo Trento e Rovereto Arco occupa il non certo invidiabile terzo gradino del podio di questa classifica della ludopatia. Ma se Arco piange non è che a Riva si rida, perché la città perla del Garda nel 2018 spendeva 34 milioni di euro per le “macchinette.” C’è una legge provinciale del 2015 che impone alle sale dove si va a giocare d’azzardo di non essere ubicate entro trecento metri da luoghi sensibili come edifici scolastici, case di cura, Circoli pensionati, luoghi di culto, ospedali, etc. e se fino a oggi c’è stata una sorta di “tolleranza” quella fase è finita, con gli agenti del Corpo di Polizia locale intercomunale che sono passati al “fare.” Tre le attività passate al setaccio come si dice, una ubicata in un centro commerciale e due sale giochi, invece, indipendenti ma tutte ubicate sul territorio comunale. E tutte e tre trovate a meno di trecento metri, come detto sopra, da luoghi sensibili. La sanzione amministrativa consta in 1.600 euro a macchinetta, il che tradotto per i tre gestori ha significato, rispettivamente, 15.000, 25.000 e 26.000 euro da pagare per, come detto, una quarantina circa di slot machine, di fatto fuorilegge. Ricorsi? Arriveranno di certo, con la palla che passa a Palazzo Pretorio sotto la lente del sindaco Cristina Santi, la quale come ha dichiarato alla stampa l’assessore alla vivibilità Luca Grazioli, ha tutta l’intenzione di procedere alla rimozione delle slot machine “incriminate.” Dunque, le sale giochi o chiudono o si spostano in zone non a rischio, con l’amministrazione comunale che ha tutte le intenzioni di porre un freno al fenomeno della ludopatia, fenomeno che “aiutato” anche dalla recente pandemia ha fatto salire il disagio giovanile a livelli molto preoccupanti. Il gioco, insomma, è lecito, ma l’impegno delle istituzioni nel porre un freno è massimo.

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