Alloggi turistici nell’Alto Garda, fenomeno da fermare
Serve un freno, deciso, alla espansione degli alloggi turistici. Lo dicono in coro il presidente dell’APT Garda Dolomiti Silvio Rigatti e il primo cittadino di Arco Alessandro Betta, per i quali l’attuale situazione è insostenibile. Questo dopo le affermazioni del presidente di Federalberghi Veneto Ivan De Beni, il quale ha detto che è ora di pensare a contingentare i flussi turistici come l’Alto Adige sta attuando. Modello Alto Adige? Possibile, affermava De Beni, ma nel Garda trentino “numero chiuso” vuol dire tutto e niente dice Silvio Rigatti, perché non è possibile mettere un limite ai pernottamenti nelle nostre strutture.
“Il contesto Trentino è diverso da quello dell’Alto Adige – ha detto in un’intervista Rigatti – perché i nostri dati sono diversi e i quelli relativi alle presenze sui quali stiamo lavorando per “spalmarli” su di un periodo più lungo ci dicono altrettanto. Stiamo lavorando tutti, Comuni compresi, al fine della tutela di un turismo di qualità. Gli alloggi turistici? Attendiamo le targhette dal Cipat (il Codice Identificativo Provinciale Appartamenti Turistici) – ha detto Rigatti – che tra poche settimane saranno apposte agli alloggi in regola”.
Il primo cittadino di Arco aveva parlato di “numero chiuso” molto tempo fa. Parliamo del 2017 quando Alessandro Betta aveva “profetizzato” in qualche modo l’esplosione turistica del Garda trentino e la necessità, in qualche modo tutto evidentemente da concordare e pianificare, di porre un freno alle presenze in stagione. Il fatto che oggi in qualche modo gli si riconosca il fatto di averlo detto per primo non è certo consolante per Betta, anzi. “Si taglino gli alloggi turistici – ha dichiarato – e si dia una precisa e decisa svolta ecologica al nostro turismo. Serve una legge provinciale che blocchi il dilagare del fenomeno, anche quando qualcuno riscatta un appartamento Itea e poi lo affitta a turisti e – dice sempre Betta – senza nemmeno (probabilmente, aggiunge) pagare le giuste imposte”.