VILLA ANGERER DI ARCO DIVENTERA’ LONGEVITY ACADEMY?

Intenso pomeriggio quello di venerdì 16 marzo nel parco dell’ex Sanaclero-villa Angerer di Chiarano di Arco. In quel luogo storico della città Paolo Mattei, ex sindaco di Arco, coordinatore dell’idea, ha presentato alle autorità e comitati cittadini assieme all’attuale primo cittadino Alessandro Betta il progetto di recuperare il compendio e trasformarlo in un Hotel 5 stelle lusso con 90 stanze e sede dell'”Accademia del cibo e della salute” dove potrebbe operare il luminare rivano Luigi Fontana, ordinario di Medicina e Nutrizione all’Università degli Studi di Brescia e collaboratore alla Washington University di Saint Louis.
Presenti in forze la Comunità di Valle con il presidente Mauro Malfer e il suo vice Carlo Pedergnana, il sindaco di Nago Torbole Gianni Morandi, quello di Drena Tarcisio Michelotti, gli imprenditori (che dovrebbero costituire il nervo della cordata destinata, se si farà, al restauro e messa in campo del progetto con un investimento di 40 milioni di Euro) Eleuterio Arcese e Paolo Pederzolli, il presidente dell’Azienda di Promozione Garda trentino Marco Benedetti, Roberto De Laurentis, presidente della Fondazione Comunità di Arco, gli assessori Girelli e Miori, il presidente dell’Associazione dei Pubblici Esercizi Vasco Bresciani in rappresentanza di Confcommercio Imprese per l’Italia, i consiglieri comunali Rullo e Ravagni e numerosi esponenti delle associazioni ambientaliste.
Betta ha introdotto l’argomento illustrando per sommi capi cosa si è pensato: “L’ingegner Mattei – ha detto – mi ha portato l’idea, me l’ha illustrata e mi ha aiutato in questa proposta di risanare l’intero compendio sulla base dell’idea del professor Fontana, idea che finalmente è riuscita dopo anni d’oblio a mettere attorno ad un tavolo gli attori principali del nostro territorio. Siamo qui per illustrarvela, poi si vedrà. Sono anche conscio – ha chiosato Betta – che questa può essere l’ultima possibilità per il suo recupero, altrimenti tutto andrà definitivamente in rovina”. Betta ha sottolineato le difficoltà del passato, ossia da quando l’ex Sanaclero fu dismesso dalla Fides, la società ecclesiastica che a Villa Angerer mandava gli ecclesiasti bisognosi di cure, in particolare se ammalati di tubercolosi. Era il 1970, e da allora il degrado è stato totale, e il tempo ha fatto il suo corso, demolendo parzialmente la copertura, fatto cedere alcuni solai, lasciato che vandali portassero via quello che si poteva portar via, marcire travi e altro nella chiesa annessa e nei vari edifici annessi al corpo centrale di quella che fu la villa di un ricco austriaco, Giovanni Angerer appunto, che la costruì a metà dell’Ottocento. Facoltoso signore di Innsbruck, acquistò i terreni a Vigne in località “Olivè” e la eresse con forme e decorazioni in stile romantico, con l’imponente scalinata ad impreziosire lo stile. Il Parco, di circa 30.000 metri quadri è ricco di piante secolari, ma la cura logicamente è scarsa.
Trovano dimora piante rare ed esotiche come l’albero della canfora, il cipresso e il cedro dell’Himalaya, la quercia da sughero, l’eucalipto, l’albero delle camelie e un esteso canneto nella parte sud-ovest del parco, nonché un cocco del Cile che, fino agli anni ’80, decorava la scalinata di accesso ma morto in seguito all’inverno rigidissimo del 1985. Che dava frutti, come ha ricordato qualche residente, “che noi dopo l’abbandono venivamo a prendere e mangiare”. Una storia lasciata nell’abbandono più totale, anche oggi che dalla proprietà Fides (dalla metà degli anni ’30, nel 1936 per l’esattezza come ricorda una targa messa a dimora nel cortile interno della villa e un’altra nella chiesa) dopo averla acquistata dalla figlia di Angerer, nel frattempo riconosciuta cittadina italiana (per evitare il sequestro del bene) oggi è della Provincia di Trento. “Che non ha i soldi per fare questa operazione – ha detto chiaramente Mattei nel momento di illustrare ai presenti l’idea – dunque ben vengano i privati, con tutti i vincoli ambientali del caso. Il progetto è in fase preparatoria, lo abbiamo illustrato alla Giunta provinciale, sono entusiasti dell’idea che, ricordo, darà lavoro a non meno di 180 persone. Oltre all’indotto che gira attorno e di cui ne beneficerà l’intero Garda trentino. Si alzerà il Brand Trentino, forte già di suo, ma servono grandi capitali per realizzare il progetto. Un’idea che è supportata dal clima, fattore già in passato vincente, dal Brand Garda come ho detto e dal fatto che la Provincia, proprietaria dell’immobile non ha i capitali per occuparsene”. Mattei ha usato il termine “lasciar andare a remengo”, forte espressione dialettale per far capire che questa è un’occasione per tutti, logicamente quando tutti saranno d’accordo. “L’alternativa? – ha detto – lasciare tutto nell’oblio come ora, un vero peccato. Ci sono gli imprenditori con le esigenze di realizzare un qualcosa che dia il giusto ritorno economico, ci sono i cittadini e le associazioni con i quali ragioneremo per trovare l’accordo, ma questo è davvero l’ultimo treno che non va perso”.
Silvio Malfer, storico “ideatore” di un recupero del compendio ha illustrato il percorso fatto, partendo da un fortuito incontro con il professor Fontana con il quale ha lanciato l’idea all’allora vicesindaco Betta ed al presidente della Comunità di Valle “dieci anni e 16 giorni fa esatti” ha detto. Invece tutto giace nel degrado. È seguita poi la visita che ha messo sotto gli occhi di tutti lo stato d’abbandono, i danni dei vandali e del maltempo. “Abbiamo il coraggio – ha detto Mattei terminando il suo intervento – i soldi e le idee. Una struttura cinque stelle nel Garda trentino si può fare, anzi, da studi commissionati c’è posto per almeno altre due. Unire il soggiorno ad un’Accademia dell’alimentazione porterebbe nel mondo il nome di Arco, e in città le persone che verrebbero a cercare qualità della vita unita alla qualità del cibo”.
Presenti anche un nutrito gruppo di ambientalisti che hanno subito storto il naso quando Mattei e i due architetti (che avranno il compito di mettere mano al compendio) hanno detto chiaramente che gli unici volumi che rimarranno in piedi saranno la vecchia villa Angerer e la chiesetta a ovest. Il resto dovrà essere abbattuto per fare spazio ad almeno il doppio di cubatura, necessaria per ospitare le 90 stanze previste. Altra questione emersa è quella legata all’utilizzo del parco: una mozione approvata qualche anno fa in Consiglio Comunale ad Arco impone il suo utilizzo pubblico, che secondo Mattei potrebbe convivere con l’hotel di lusso solamente in determinate fasce orarie di apertura.