Variante di Torbole, il vicesindaco di Arco Piantoni: “Scelta arbitraria e sproporzionata”

La discussione sulla nuova variante di Torbole, la grande opera viaria pensata per alleggerire il traffico dell’Alto Garda, entra in una fase decisiva e sempre più tesa. Dopo le recenti dichiarazioni dell’assessore provinciale Mario Tonina, che ha indicato la soluzione D1 come la migliore e più coerente con la pianificazione territoriale, arriva la replica dura del vicesindaco di Arco e assessore alla mobilità Marco Piantoni, che definisce la proposta «una scelta sconcertante e sbagliata per il futuro del territorio».
In un lungo intervento affidato ai propri canali social, Piantoni ha contestato nel merito tecnico e politico la variante D1, esprimendo forte preoccupazione per gli impatti ambientali e per l’efficacia stessa dell’opera.
«Nel Piano della mobilità di comunità – scrive – è chiaramente indicato un collegamento dalla Conca d’Oro alla discarica della Maza, con un tunnel che bypassa Torbole e si raccorda alla Gardesana Orientale. Attribuire alla soluzione D1 una presunta coerenza urbanistica è un’interpretazione arbitraria».
“Una scelta sconcertante per un territorio fragile”
Il progetto D1, con un tracciato di circa 2,7 chilometri (oltre 2,3 in galleria) e un nuovo ponte sul Sarca alto 65 metri, collegherebbe la Conca d’Oro all’area del Linfano, a nord di Torbole. Ma per Piantoni si tratta di un piano sproporzionato e non risolutivo:
«Prevedere la realizzazione di altri tre ponti, oltre a quelli esistenti, è una scelta che va contro ogni principio di sostenibilità. Il nostro territorio ha già sopportato il sacrificio del lotto 3 della Loppio–Busa: oltre non possiamo andare. Nuove opere significherebbero consumo di suolo, perdita di aree agricole e impatto paesaggistico pesante».
“Non risolve il traffico e crea nuovi problemi”
Al centro della critica c’è la reale utilità dell’infrastruttura. La variante D1, spiega Piantoni, non chiuderebbe la viabilità attuale attraverso il centro di Torbole, lasciando di fatto aperto il transito urbano.
«È evidente che turisti e residenti continueranno a scegliere la strada esistente, più breve e panoramica, anziché un percorso più lungo e in galleria», osserva.
Oltre al rischio di inefficacia, l’assessore solleva anche dubbi sulla tenuta complessiva della rete viaria:
«Convogliare gran parte del traffico nella galleria Loppio–Busa, già al limite per dimensioni e sicurezza, è una scelta pericolosa. Un incidente o un cantiere potrebbero bloccare completamente la circolazione, paralizzando l’intera Busa».
Riva e Arco unite nel “no”
Le posizioni espresse da Piantoni si allineano a quelle del Comune di Riva del Garda, dove la sindaca Cristina Zanoni e la giunta hanno definito la variante D1 «una soluzione devastante che non risolve nulla». Entrambe le amministrazioni condividono la necessità di una visione territoriale più ampia, fondata su analisi di mobilità aggiornate e su una reale partecipazione dei Comuni interessati.
«Serve un confronto serio – ribadisce il vicesindaco arcense – e una progettazione partecipata, che tenga conto della sostenibilità ambientale, della tutela del territorio agricolo e della qualità della vita di chi vive e lavora qui. Non possiamo accontentarci di slogan o di benefici immaginari».
Un autunno di confronto per l’Alto Garda
La Provincia difende la bontà del progetto, ricordando che la soluzione D1 ha ottenuto «i punteggi migliori in termini di impatto, funzionalità e costi». Ma sul territorio cresce il fronte di chi chiede un cambio di rotta, puntando su interventi di mobilità integrata, sicurezza e riqualificazione delle infrastrutture esistenti, piuttosto che su nuove grandi opere.
Il caso della variante di Torbole si conferma così uno dei temi più divisivi dell’autunno altogardesano: una questione che tocca nel profondo l’equilibrio tra sviluppo, paesaggio e qualità della vita. (n.f.)










