Tunnel Torbole-Arco, Campobase attacca: “Dieci anni di promesse mancate”

Redazione20/11/20255min
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È il tema caldo dell’autunno altogardesano. Nelle ultime settimane, la variante di Torbole è tornata con forza al centro del dibattito pubblico, tra la preoccupazione degli agricoltori, i dubbi degli amministratori locali e le reazioni della politica provinciale.
Ora, a intervenire con toni duri, è Campobase Garda Trentino, che in un comunicato del 15 novembre punta il dito contro quella che definisce “l’inerzia della Provincia” e il rischio di una “soluzione al ribasso” che metterebbe in crisi un equilibrio costruito più di dieci anni fa.

Un progetto condiviso, nato nel 2012
Campobase ricorda come, nel 2012, l’Alto Garda fosse riuscito a raggiungere un risultato allora considerato straordinario: un progetto di mobilità integrata condiviso da tutti gli attori del territorio — categorie economiche, amministrazioni, forze politiche.
Un progetto bipartisan, costruito insieme alla Provincia, che guardava alla mobilità a 360 gradi: automobili, mezzi pesanti, ciclabili, mobilità dolce e collegamenti verso l’Adige.

Due erano le “invarianti” poste a fondamento dell’accordo:
Sostenibilità ambientale, con la tutela dell’area agricola di Linfano.
Tempistiche certe, con l’obiettivo di rendere il sistema operativo entro dieci anni.
E, soprattutto, un nodo strategico: una galleria di collegamento tra la sponda ovest del Garda, il cuore della Busa e la viabilità verso la valle dell’Adige.

“Ritardi insostenibili”
Più di dieci anni dopo, quell’obiettivo è ancora lontano.
“L’Alto Garda sta portando una pazienza infinita”, scrive Campobase, denunciando lavori che procedono “con lentezza insostenibile”, sia per le opere già avviate — come la galleria San Giovanni–Maza — sia per quelle nemmeno arrivate alla fase progettuale, dalla discesa verso il Cretaccio alla bonifica della discarica della Maza, fino alla circonvallazione di Torbole.
E non manca una stoccata politica: l’inizio dei lavori della galleria risale alla fine del mandato Rossi, ricordano; oggi siamo nel secondo mandato di Maurizio Fugatti, e per Campobase questo arco di tempo non giustifica l’immobilismo.

Il nodo più caldo: la variante di Torbole
Ma è sulla variante di Torbole che la critica si fa più netta.
La Giunta Fugatti, sostiene Campobase, avrebbe deciso unilateralmente di modificare il tracciato, sacrificando il terreno agricolo del Linfano. Una scelta che, secondo il comunicato, non solo tradisce uno dei principi cardine dell’accordo del 2012, ma contraddice anche quanto stabilito dalla stessa Provincia nel 2020 con il Piano della Mobilità Alto Garda e Ledro.
Una posizione che trova eco anche nel mondo agricolo: il riferimento a Coldiretti, che nei giorni scorsi aveva espresso preoccupazione per la salvaguardia delle aree coltivate, non è casuale.
Per Campobase, la ragione del cambio di rotta rimane “oscura”: forse un risparmio economico, forse scarsa attenzione verso un territorio “poco amato dalla Giunta”, ma con un impatto che definisce “devastante”.

“Non un veto, ma un richiamo alle responsabilità”
Il tono è critico, ma non chiuso. Campobase precisa di non voler bloccare tutto:
«Il nostro richiamo non è un veto, ma la richiesta di rispettare gli impegni presi».
L’appello è chiaro: tornare al progetto condiviso, riattivare un processo che, secondo il comunicato, si è incagliato da troppo tempo, e soprattutto evitare soluzioni che compromettano il paesaggio, l’agricoltura e la qualità viaria dell’Alto Garda.
Perché ogni anno di ritardo — scrive il direttivo — “produce danni oggettivi” non solo al Garda Trentino, ma all’intera comunità provinciale. Un messaggio che va oltre la polemica tecnica e lambisce il rapporto, perennemente teso, tra periferia e amministrazione centrale.

Un autunno che continua a scaldarsi
Nel frattempo, il dibattito sulla variante di Torbole non accenna a raffreddarsi. Associazioni, agricoltori, amministratori e cittadini stanno prendendo parola uno dopo l’altro, segno che la questione della viabilità continua a rappresentare uno dei temi più sensibili — e simbolici — per il futuro dell’Alto Garda.
Campobase aggiunge voce e pressione, ricordando che un progetto condiviso esiste già. E che, a tredici anni dalla sua nascita, la comunità chiede solo una cosa: che venga finalmente portato a compimento.
(n.f.)