TRENTO, SGOMINATA ORGANIZZAZIONE DI RICHIEDENTI ASILO SPACCIATORI DI STUPEFACENTI
La Polizia di Stato di Trento ha arrestato 13 richiedenti asilo centroafricani ed un italiano, responsabili di traffico di sostanze stupefacenti. L’operazione, scattata alle prime luci di martedì e coordinata dalla Squadra Mobile di Trento, diretta dal Vice Questore Salvatore Ascione, ha portato anche all’applicazione del divieto dell’obbligo di dimora nelle province di Trento, Verona e Vicenza nei confronti di altri 8 nigeriani richiedenti protezione sussidiaria. Nel corso delle indagini, precedentemente, erano già stati arrestati 16 nigeriani e denunciati altri 8, (in parte poi destinatari delle misure cautelari) per un totale, di 58 tra arresti in flagranza di reato, custodie cautelari in carcere, perquisizioni e divieti di dimora nella provincia di Trento, Verona e Ferrara.
Questo è il primo risultato dell’operazione “Bombizona”, per la quale l’Autorità Giudiziaria di Trento, su richiesta del P.M. Davide Ognibene, ha emesso 43 provvedimenti cautelari e 11 perquisizioni nei confronti di cittadini nigeriani ed italiani, per un totale di cinquantaquattro persone coinvolte, a vario titolo, nei provvedimenti.
L’operazione ha portato alla luce un vasto traffico di droga tra Trento, Verona, Vicenza e Ferrara, gestito da un’organizzazione criminale, i cui appartenenti erano giunti in Italia come richiedenti asilo per motivi politici-umanitari o di protezione sussidiaria. Gli investigatori hanno denunciato 54 richiedenti asilo accolti in Trentino coinvolti a vario titolo nell’indagine della Squadra Mobile di Trento contro lo spaccio di droga.
Lo stupefacente, una volta immesso nel mercato, prevalentemente eroina e marijuana, era spacciato oltre che nei pressi di istituti scolastici, anche in alcune piazze della città di Trento.
Gli spacciatori, per evitare i controlli della polizia, comunicavano tra loro tramite Whatsapp ed avevano costituito una “rete” di cui facevano parte anche italiani tossicodipendenti capace di intercettare la maggior parte di tossicodipendenti provenienti dalla provincia utilizzando, peraltro, donne incinte con a seguito i propri figli. In questo modo si erano assicurati quasi completamente il controllo dello smercio delle sostanze stupefacenti nelle zone più importanti di Trento, a danno degli spacciatori magrebini, costretti a zone più periferiche.
L’organizzazione aveva anche intuito che assodando tossicodipendenti italiani, grazie alle conoscenze di quest’ultimi, si riusciva a consegnare la merce agli “amici” in luoghi diversi da quelli soggetti al controllo della polizia. Non solo, quindi, si fidelizzavano i tossicodipendenti, ma si permetteva a questi, se erano in cura al SER.D, di barattare il metadone con l’eroina. Metadone che poi veniva nuovamente immesso sul mercato e venduto a “fidati” amici residenti in provincia di Trento.
Il lavoro del personale della Polizia di Stato ha preso spunto dalla prima indagine denominata “Mandinka 2”, conclusasi l’anno scorso, con l’arresto di circa 20 persone. Durante le fasi finali di quell’attività emerse una nuova “batteria” di richiedenti asilo che trafficava in stupefacenti. Proprio a seguito di quell’indagine, infatti, la Squadra Mobile di Trento scoprì come dietro alle richieste d’asilo si nascondessero alcune persone che avevano quale obiettivo quello di costituire delle organizzazioni criminali volte a favorire traffici illeciti.
Sono stati inoltre sequestrati circa 7 chili di marijuana, 600 grammi di eroina diverse decine di grammi tra cocaina ed hashish, circa 1 litro di metadone e diverse migliaia di euro.
Tutta l’attività, coordinata dalla SCO, ha visto l’impegno di circa 200 uomini con il contributo delle Squadre Mobili del Nord Italia ed in particolare di Verona, Ferrara e Vicenza, (province nelle quali si sono svolte diverse perquisizioni ed arresti), del Reparto Prevenzione Crimine di Milano, Torino, del Reparto Mobile di Bologna e dei Cinofili di Padova e Bologna.