Strada e rispetto: il racconto dell’ex assessore Andreasi e l’appello della Fondazione Scarponi

Violenza verbale e reale: la sicurezza stradale è anche questione culturale. Dopo il recente appello della “Fondazione Michele Scarponi”, rilanciato attraverso la propria pagina social, raccontiamo la testimonianza di Gabriele Andreasi, ex assessore alla mobilità del Comune di Arco, oggi seduto nei banchi delle opposizioni, coinvolto in un incidente in bicicletta il 1° giugno.
“Strada in discesa – per fortuna presa non troppo veloce – e una macchina che salta uno stop. Impatto.”
Così scrive Andreasi sul suo profilo Facebook, ricordando che proprio in quei secondi stava pensando a Marco Scarponi e alla Fondazione, con cui ha collaborato spesso per progetti di educazione stradale nelle scuole.
“Istintivamente ho rallentato. Non so se questo mi abbia salvato la vita, ma sicuramente ha evitato danni peggiori.”
L’episodio, per fortuna senza gravi conseguenze fisiche, ha lasciato però un segno profondo.
“Le due persone scese dall’auto avrebbero potuto essere i miei genitori. Erano scosse, più di me. Mai avrebbero voluto fare del male.”
Un incontro umano, improvviso, che ha spinto Andreasi a riflettere su quanto la violenza stradale non sia qualcosa di lontano, ma una realtà che può coinvolgere chiunque — vittime e responsabili — e lasciare ferite non solo fisiche, ma anche psicologiche. Il suo racconto rafforza con forza il messaggio della Fondazione Scarponi: la sicurezza stradale non è solo una questione di norme o infrastrutture, ma di rispetto reciproco, di cultura, di empatia.
E in un momento storico in cui anche il dibattito pubblico si accende con toni duri, diventa fondamentale fermare la spirale dell’odio — tanto sulle strade quanto sui social — per costruire una convivenza più civile.
La bicicletta è libertà, sostenibilità, movimento. Ma troppo spesso è anche sinonimo di pericolo, ostilità, fragilità sulla strada. Non solo per l’imprudenza o la distrazione al volante, ma per un clima culturale che, in certi casi, sembra tollerare — se non addirittura incoraggiare — un odio crescente verso chi sceglie di muoversi su due ruote.
È contro tutto questo che, ancora una volta, si leva la voce della Fondazione Michele Scarponi, realtà impegnata da anni per la sicurezza stradale e la promozione di una mobilità rispettosa. L’ultimo messaggio, pubblicato in questi giorni, è tanto chiaro quanto necessario:
“Offendere, incitare alla violenza, augurare la morte ai ciclisti o deriderli pubblicamente non è solo vergognoso: è diffamazione, è minaccia, è reato.”
Un’allerta che arriva dopo l’ennesimo monitoraggio del clima online, dove si moltiplicano messaggi pieni di rabbia, insulti e disprezzo nei confronti di chi pedala.
La Fondazione, con l’avvocato Tommaso Rossi, ha deciso di agire: ogni contenuto offensivo verrà segnalato e denunciato, per contrastare una deriva pericolosa. Perché — come si legge nel comunicato — ogni parola d’odio contribuisce a creare una cultura di violenza. E sulle strade, quella violenza si traduce in incidenti, aggressioni, vite spezzate.
“Difendere chi pedala significa difendere un’idea di società migliore.”
Per approfondire: fondazionemichelescarponi.com