Sessismo in rete, il Pd del Trentino lancia l’allarme: «Il territorio deve agire»

Redazione12/09/20255min
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Il web, luogo di connessione e condivisione, può trasformarsi in uno spazio oscuro, dove odio, sessismo e violenza trovano terreno fertile. È a partire da questa consapevolezza che il gruppo consiliare del Partito Democratico del Trentino ha presentato in Consiglio provinciale la mozione n. 267 “Sessismo in rete: anche il Trentino deve agire!”, firmata da Francesca Parolari, Paolo Zanella, Lucia Maestri, Alessio Manica, Mariachiara Franzoia e Michela Calzà, ex vicesindaca di Dro.

 

 

Un fenomeno sempre più dilagante

La mozione prende le mosse da un fatto di cronaca recente: l’emersione di gruppi social e portali web in cui venivano condivise immagini intime di donne – spesso manipolate con fotomontaggi o intelligenza artificiale – senza consenso. Non semplici episodi isolati, ma una pratica che degrada i corpi femminili a oggetti di consumo, moltiplicata dal meccanismo virale delle piattaforme.

Un contesto che non risparmia nessuna: dalle ragazze comuni alle donne con ruoli pubblici e politici, tutte possono diventare vittime di denigrazioni, commenti osceni e revenge porn. «Troppo spesso – si legge nella mozione – la rete appare un luogo senza regole, in cui tutto si può dire e fare, in assenza di reali conseguenze».

L’urgenza di un’azione condivisa

Il Pd chiede alla Giunta provinciale di avviare un tavolo di confronto con i Centri Antiviolenza, le forze dell’ordine, gli esperti digitali e il Comitato provinciale per le comunicazioni, che in Trentino funge da braccio operativo di AGCOM. L’obiettivo è duplice: rafforzare il monitoraggio e costruire strumenti concreti di prevenzione e tutela.

La mozione sottolinea come non basti la repressione penale – pure necessaria, ad esempio con il reato di revenge porn introdotto nel 2019 – ma serva anche un lavoro culturale ed educativo, rivolto non solo ai giovani ma anche agli adulti. Perché, come ricordano i proponenti, «l’assenza di una cultura del consenso e la visione distorta della sessualità alimentano una subcultura di rapporti tra generi che legittima violenza e odio».

La voce di Stefania Bresciani: «Proteggere anche i più fragili»

Alla discussione si è aggiunto anche l’intervento di Stefania Bresciani, arcense doc e oggi consigliera comunale e vicepresidente del Consiglio comunale di Rovereto, anche lei esponente del Pd. Con un lungo post sui social ha espresso pieno sostegno alla mozione, ma ha rilanciato la riflessione con un’attenzione particolare verso chi rischia di più:

«Sono pienamente d’accordo con la mozione contro il sessismo online, un fenomeno che va contrastato con determinazione e responsabilità da parte di tutti. Vorrei però sottolineare anche l’importanza di affiancare a questi interventi delle misure specifiche per tutelare le persone più fragili – come minori, persone con disabilità o disturbi psichici – e le loro famiglie, che spesso si trovano ad affrontare situazioni difficili in solitudine».

Bresciani ha insistito sulla necessità che la rete sia un luogo sicuro per tutti, ricordando come la lotta all’odio e alla discriminazione debba tenere conto delle diverse vulnerabilità presenti nella società. E ha aggiunto un richiamo di natura culturale:

«Credo sia necessario iniziare a studiare e comprendere meglio i nuovi modelli di relazione e i cambiamenti nei rapporti di coppia, che oggi si esprimono anche e soprattutto attraverso i canali digitali. Solo attraverso la comprensione possiamo prevenire dinamiche tossiche e promuovere relazioni sane, rispettose e consapevoli».

Un segnale dal Trentino

La firma di Michela Calzà e l’intervento di Stefania Bresciani confermano come il tema non riguardi solo i grandi centri o la politica provinciale, ma tocchi da vicino anche le comunità dell’Alto Garda e della Vallagarina, territori da sempre attenti alle politiche di genere e ai diritti civili.

L’iniziativa del Pd si inserisce in un contesto nazionale ed europeo che vede crescere la pressione per dotarsi di strumenti più efficaci contro l’odio digitale. «Sessismo in rete – concludono i proponenti – non è un fenomeno marginale: è una ferita aperta nella società, che richiede risposte immediate e strutturate».

Una sfida che chiama in causa politica, istituzioni, scuole e comunità. Perché il web, da luogo di libertà e incontro, non si trasformi in un’arena di violenza e sopruso. (n.f.)