Scarsa raccolta di olive anche in Valle di Cavedine
È iniziata da qualche settimana anche sul versante montano di Cavedine la raccolta delle olive, con una grossa delusione per i sempre più numerosi olivicoltori. Infatti se l’annata dello scorso anno in piena pandemia aveva fatto registrare anche a queste latitudini una super produzione, forse quella più abbondante degli ultimi decenni, quest’anno si è toccato il fondo: come nel testo dell’Alto Garda la media del raccolto si aggira intorno ad un 15 rispetto al 2020. Sicuramente un olio che servirà per la maggior parte solo per l’autoconsumo familiare. Anche la molitura, nonostante la scarsità delle produzione che solitamente in queste circostanze dovrebbe far salire la resa, è stata inferiore alle attese, attestandosi attorno ai 13 chili di olio per quintale di olive. Per certi aspetti un’annata da dimenticare, che, si spera, non disarmi l’operatività di quegli ovicoltori, impegnati nella diffusione sulle colline dei monti della valle di Cavedine di questo prezioso e fondamentale prodotto mediterraneo. Da un decennio a questa parte sul versante del lago di Cavedine la coltura degli olivi sta diffondendosi sempre più al punto che un po’ alla volta sta soppiantando gli stessi vigneti. Nel corso delle più recenti bonifiche agrarie è diventata prevalente la messa a dimora di piante di olivo soprattutto per le qualità “casaliva” e “licino”. Nonostante la presenza in zona dell’olivo risalga addirittura al XVI° secolo (riferimento ad alcuni documenti come la Carta di regola di Cavedine del 1543), questo tipo di coltura era stata abbandonata soprattutto dopo gli anni sessanta del novecento in seguito al fenomeno dell’esodo dalle campagne sui numerosi terrazzamenti del declivio che scende verso il lago. Col recupero di queste aree agricole da parte di agricoltori part-time è prevalso l’orientamento verso l’oliveto, anche per i minori interventi colturali durante l’annata agraria.