Ri-emergere al tempo di Covid-19: i risultati dell’indagine

Redazione09/07/20204min
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L’importanza delle relazioni sociali, il bisogno di essere ascoltati, le preoccupazioni per l’impatto dell’emergenza sulle condizioni sociali e sul sistema economico provinciale. Sono alcuni degli aspetti che emergono dai 21.626 questionari compilati tra il 28 aprile e il 19 maggio 2020, durante il lockdown, dall’indagine attivata dalla Provincia autonoma di Trento tramite l’Agenzia per la famiglia, natalità e politiche giovanili, il Dipartimento Salute e politiche sociali e con il supporto scientifico della Fondazione Franco Demarchi.
In particolare sono stati somministrati 3 questionari destinati ad adulti, a bambini e a ragazzi, per cogliere il loro stato d’animo, le loro istanze e i loro bisogni in quel particolare e difficile momento storico. Hanno risposto al questionario 10.658 adulti, 7.270 giovani e 3.698 bambini/e.
Strumento di indagine, dimensioni indagate e partecipanti
L’indagine ha previsto la compilazione di tre distinti questionari rivolti a bambini/e tra i 5 e 8 anni, ai giovani tra i 9 e 19 anni ed agli adulti con più di 20 anni residenti in provincia di Trento proprio al fine di raccogliere, in modo approfondito, specifiche percezioni, comportamenti e bisogni. La somministrazione del questionario è avvenuta con modalità CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) nel periodo compreso tra il 28 aprile e il 19 maggio 2020. Complessivamente sono stati raccolti 21.626 questionari; nello specifico hanno risposto al questionario 10.658 adulti, 7.270 giovani e 3.698 bambini/e.
La partecipazione di bambini e giovani è stata molto elevata in termini di incidenza percentuale sul totale della popolazione trentina nelle rispettive classi di età, a dimostrazione del loro bisogno di dar voce alle loro percezioni e di farsi ascoltare.
I risultati (5-8 anni)
Nel periodo di lockdown e all’inizio della fase due è emersa una chiara esigenza di socialità e di interazione con coetanei; la mancanza principale ha riguardato infatti le relazioni sociali. La percezione di malessere ha interessato maggiormente i bambini che hanno modificato le abitudini alimentari e del sonno, nello specifico mangiando e dormendo meno. Dalle risposte emerge come al 62,4% dei bambini non sia piaciuto il “nuovo modo” di studiare e il 74,2% si è dichiarato triste del fatto di non frequentare più la scuola.
I risultati (9-19 anni)
I giovani hanno sentito maggiormente la mancanza di incontrare gli amici e di potersi muovere liberamente. Anche dalle loro risposte emerge una chiara esigenza di socialità, nonostante il mantenimento delle relazioni attraverso l’uso di strumenti tecnologici, la mancanza principale ha riguardato, infatti, le relazioni sociali. Per quanto riguarda la didattica a distanza la soddisfazione per questa modalità riporta una media di 6,09 (in una scala da 1 a 10).Sul tema delle preoccupazioni per gli effetti che l’emergenza Covid-19 avrà sulla propria vita al crescere dell’età aumenta il livello di preoccupazione.
I risultati (20+ anni)
Dai questionari emerge che circa il 42% degli occupati ha lavorato in smart working e il 35% nella sede abituale. Quasi l’11% si trovava in cassa integrazione. Gli adulti si sono mostrati preoccupati per gli effetti che l’emergenza Covid-19 avrà sulle loro vite, sulle vite dei loro figli e dei genitori anziani. L’elemento di maggiore preoccupazione riguarda tuttavia l’impatto dell’emergenza sanitaria sulle condizioni sociali e sul sistema economico provinciale, oltre che sulle modifiche delle abitudini sociali. I genitori di bambini da 0-4 anni hanno notato dei cambiamenti nei comportamenti dei propri figli: il 72,7% il maggior bisogno di vicinanza al genitore, il 50,8% esplosioni di rabbia o maggiore irritabilità, il 39,2% la perdita di abitudini, il 35,8% la difficoltà ad addormentarsi o maggiori risvegli durante la notte, il 33% la difficoltà a rispettare i nuovi ritmi quotidiani della famiglia, il 24,9% l’aumento di paure e il 24,2% regressioni di alcuni comportamenti.

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