Restauro di villa Angerer di Arco, realtà o utopia?
Ennesima puntata giovedì 5 dicembre del tormentone Sanaclero di Arco: nel salone del Cantiere 26 è stato convocato un Consiglio comunale aperto alla partecipazione della cittadinanza, che ha finalmente avuto la possibilità di dire la sua a sindaco, assessori e consiglieri comunali, seduti ad ascoltare e a prendere appunti. Un appuntamento peraltro inutile, visto che il primo cittadino Alessandro Betta aveva già comunicato ai consiglieri comunali che, a causa di divergenze sul tema all’interno della maggioranza, la questione sarebbe stata congelata fino all’arrivo della nuova amministrazione all’indomani delle consultazioni elettorali della prossima primavera. Ciononostante un folto numero di cittadini si è dato appuntamento a Prabi per sottolineare una volta di più, se mai fosse stato necessario, che l’accordo fra Comune e Provincia per trasformare il complesso del Sanaclero in una clinica della longevità va revocato. Villa Angerer e il suo straordinario parco andrebbero restituiti alla comunità, che potrebbe farne un nuovo, affascinante punto di richiamo turistico. Tutti i cittadini invitati a parlare si sono espressi in tal senso, chi accentuando l’aspetto botanico del compendio, chi invece proponendo la realizzazione di attività volte a valorizzare quei volumi ormai in rovina. Unica voce fuori dal coro quella dell’avvocato di Eleuterio Arcese Andrea Merler, inviato all’assemblea dall’imprenditore per spiegare il motivo per cui si era interessato all’eventuale trasformazione di quei volumi in una clinica-albergo sperimentale e per ufficializzare il suo disimpegno di fronte al mancato gradimento della comunità. Com’è noto, la proprietà di quell’area è della Provincia, che difficilmente potrà pensare di sborsare milioni su milioni semplicemente per metterla in sicurezza in modo che il parco diventi fruibile dai cittadini, come richiesto a gran voce durante la serata. Soprattutto in un prossimo futuro in cui le risorse a disposizione diminuiranno drasticamente. Il rischio insomma, come già paventato dal vice presidente Tonina il giorno in cui era sceso ad Arco per cercare di convincere i più che quella proposta era una scelta da cogliere al volo, è che i cancelli della struttura si chiudano per sempre in attesa che il tempo faccia il suo lavoro.