Problema salariale, al via in Provincia il tavolo di lavoro
Nella cornice istituzionale di Sala Depero, al Palazzo della Provincia a Trento, nella mattina di lunedì 22 gennaio il presidente Maurizio Fugatti e l’assessore allo sviluppo economico, lavoro, università, ricerca Achille Spinelli hanno dato il via a un tavolo di lavoro dedicato all’approfondimento e confronto dell’attuale panorama salariale in Trentino. L’incontro, che ha coinvolto tutte le categorie imprenditoriali e sindacali del territorio, ha segnato l’inizio di un confronto aperto.
I dati
I dati riassuntivi sono stati esposti dalla dirigente del Dipartimento sviluppo economico, ricerca e lavoro Laura Pedron.
Per quanto concerne il mercato del lavoro, i dati relativi al Trentino sono positivi: in termini di attivazione al lavoro si è raggiunto il 74%, superando il 66% dell’Italia. Ha evidenziato che il tasso di occupazione del territorio è in crescita rispetto ai paesi più evoluti e industrializzati d’Europa. Il tasso di occupazione si attesta al 71.8%, mentre il tasso di disoccupazione è basso, solo il 2.9%, in contrasto con il 7.3% a livello nazionale. Attualmente, circa 7.400 persone sono alla ricerca di lavoro in Trentino, e la situazione si trova ai livelli minimi. Tuttavia, è stato sottolineato l’importante tasso di inattività, coinvolgente oltre 88 mila persone, di cui in parte studenti e in gran parte individui che non sono attivi nel cercare occupazione. Complessivamente, sono state registrate molte stabilizzazioni e una diminuzione dei licenziamenti. Nel discutere degli stipendi, è stata effettuata un’analisi comparata tra le retribuzioni nel Nord Est, Italia e Lombardia, evidenziando che il Trentino è abbastanza allineato ad altri territori per quanto riguarda operai e apprendisti. Tuttavia, è emerso un divario significativo per impiegati e dirigenti, con particolare rilevanza rispetto all’ Alto Adige e in generale rispetto al Nord-Est. Riguardo al gender gap, si è notato che gli stipendi maschili sono più elevati, ma è stato sottolineato l’effetto del part-time femminile, che costituisce il 36%, in confronto al 33% del Nord Est e al 31% in Italia. Quando si esamina la dimensione delle imprese, si è rilevato un aumento delle retribuzioni medie al crescere delle stesse.