Mancato acquisto “Porta del Cuore” di Arco, bagarre in Consiglio
Un unico punto all’ordine del giorno, quello di martedì 12 novembre, richiesto dal gruppo delle minoranze, in Consiglio comunale ad Arco, sul mancato acquisto del Residence “Porta del Cuore” da parte della giunta Betta che avrebbe permesso l’ampliamento tanto atteso della vicina Fondazione Comunità di Arco, rappresentata in aula dal presidente Paolo Mattei. Sono state due ore di dibattito, a tratti molto acceso, con scambi verbali fra maggioranza e minoranza anche fuori microfono, molto seguito sia in diretta streaming sia da un folto pubblico in sala (fra cui anche tanti componenti del CdA della Fondazione), ma che alla fine ha lasciato l’amaro in bocca e non ha portato al tanto auspicato ordine del giorno congiunto sulla cosiddetta “emergenza sociale”, rappresentata dalla crescita della cittadinanza anziana, sufficiente e non autosufficiente.
Il primo a parlare è stato proprio il presidente della Fondazione, l’ex sindaco Paolo Mattei. Il quale ha ripercorso tutto l’iter della vicenda, partendo dalla perizia asseverata, necessaria per comprendere se la “Porta del Cuore” fosse la struttura idonea per le necessità della Fondazione, “non per l’acquisto dell’immobile, ma per capire cosa c’era dentro la “scatola”, per la sua gestione, in quanto la Fondazione ha competenze e know how specifiche e dirette”. Nelle intenzioni, l’edificio in questione, oggi casa vacanze, sarebbe diventata una proprietà pubblica, data in gestione alla Fondazione. Portando ad esempio il modello “Casa Mieli” di Riva del Garda. Dall’esposizione dei fatti del presidente Mattei si è scatenata la bagarre dai tavoli delle minoranze. Stefano Bresciani (Patt), Oscar Pallaoro (Lega), Stefano Tamburini (SiAmo Arco), Arianna Fiorio e Chiara Parisi (Civica Olivaia) hanno incalzato la maggioranza con un’infinità di domande, alcune delle quali rimaste lettera morta.
A spiegare “perché non è andata a buon fine” ci ha pensato il vicesindaco Roberto Zampiccoli, colui che ha tessuto le fila dell’operazione immobiliare. Premettendo che è stata “una vicenda complessa”, ha spiegato il ruolo dei quattro “attori” chiamati in scena nella difficile trattativa: Comune, Comunità di Valle, Fondazione e Provincia. Dal 3 giugno a metà ottobre, si sono succeduti una serie di incontri fra Comune e proprietà dell’immobile, intenzionata – a parole, parrebbe di capire – a vendere la struttura a un ente pubblico. Senza alcun atto preliminare fra le parti. La doccia gelata per l’amministrazione arriva però il 22 ottobre. Quando lo stesso vicesindaco Zampiccoli scopre da una telefonata che la proprietà aveva già venduto a un privato. “Quello che è successo ci ha provocato un danno enorme. Il nostro interlocutore era privilegiato, la proprietà stessa, e abbiamo sempre concordato insieme le tempistiche della trattativa – ha precisato Zampiccoli – ma ho la sensazione che siamo stati presi in giro e che ci fosse già un atto preliminare fra la proprietà e il privato”.
Per le minoranze, invece, l’amministrazione ha mancato di programmazione, in un tema così delicato come quello degli anziani (“bisogna investire di più in questo emergenza sociale”, ha sottolineato la consigliera Parisi). Facendo invece il paragone con la velocità d’azione per l’acquisto del quadro da tre milioni di Segantini. “Forse ci si è presi un po’ tardi per l’acquisizione dell’immobile, strategico e unico”, hanno rimarcato le consigliere Fiorio e Parisi. “Anche perché l’immobile era sul mercato da almeno 18 mesi”, hanno puntualizzato Tamburini e Pallaoro. “Ne parlavate da mesi, dovevate almeno preparare un progetto per garantire poi l’acquisto”, ha puntualizzato Bresciani. “Serviva una volontà politica forte e stavolta non c’è stata”, ha rintuzzato Tamburini.
Alla pioggia di critiche per le modalità di gestione della trattativa, ha voluto rispondere il sindaco Alessandro Betta. “Ho visto solo una premessa da campagna elettorale, possiamo restare qui ore a discutere, ma la visione di questa amministrazione è scritta nel nostro programma. Come ha fatto l’assessore Trebo per l’acquisto del quadro da 3 milioni”. A questo punto però una parte della sala ha iniziato a rumoreggiare. E dalle sedie del pubblico si sono alzati alcuni componenti del CdA della Fondazione, in palese contestazione con le parole del primo cittadino di Arco. “Sono tempi difficili – ha concluso il presidente Mattei – ma sono pronto a dimostrare che stiamo investendo sul progetto maestro della Fondazione, la profondissima ristrutturazione della casa di riposo, ma il Covid ci ha costretto a fermare l’iniziativa progettuale. La Fondazione non dorme. Un mese fa abbiamo presentato in Provincia una nuovissima e rivoluzionaria proposta per rifare tutta la Fondazione. Compresa la parte che oggi ospita Anffas. Oggi c’è un percorso da completare che, per fortuna, non dipende da acquisizioni esterne”.