La mostra «Uomini, boschi e prati. Paesaggi dell’umanità» a San Lorenzo in Banale

Redazione29/06/20177min
Albina-Maffei_Stenico

Dopo la tappa nel Tennese, apre sabato primo luglio (inaugurazione alle ore 18) a Casa Osei a San Lorenzo in Banale la mostra «Uomini, boschi e prati. Paesaggi dell’umanità», festeggiando quel paesaggio a cui Unesco ha riconosciuto la prestigiosa qualifica di Riserva della Biosfera. Un paesaggio che si estende dalle Alpi ledrensi al Tennese, dalle Giudicarie esteriori alle alte quote delle Dolomiti di Brenta, in un’ascesa reale e metaforica non solo di bellezza e di biodiversità, ma anche – nello spirito della Riserva della Biosfera – di genti e di cultura, di manufatti e di cura del territorio, di persone e di vicende umane. Il titolo della mostra, «Uomini, boschi e prati. Paesaggi dell’umanità», dichiara subito quali sono i protagonisti e la reale sostanza di questo territorio, raccontandone il valore in un territorio che sente già la brezza delle montagne soffiare sulle immagini bio-diverse che compongono il percorso espositivo. Fino al 27 agosto.

È un elogio alla pluralità, il riconoscimento internazionale di Riserva della biosfera, assegnato da Unesco (United nations educational, scientific and cultural organization) all’interno del Programma sull’uomo e la biosfera MaB (Man and Biosphere) al territorio che parte dalla bassa Val del Chiese e sale, in una danza ondulante di altimetrie, la Val di Ledro, per poi scendere a sfiorare il Garda e quindi risalire verso il Tennese e le Giudicarie esteriori, fino a raggiungere le altezze estreme delle Dolomiti di Brenta. Sedimentazioni plurime, ambientali e culturali, che a differenza dei Patrimoni Unesco (World Heritage Sites) da conservare intatti nella loro bellezza cristallizzata, raccontano l’incontro virtuoso tra l’uomo e l’ambiente. Un viaggio che a volo d’uccello copre trenta chilometri di paesaggi: densi, pieni, vivi di storia, di vicende, di persone.

È un elogio alla bellezza e alla cura della terra, quello che gli osservatori internazionali hanno sottoscritto, la conferma di una relazione particolare, vicina e stretta, che gli uomini e le donne hanno sempre vissuto nella quotidianità, nelle cose di tutti i giorni. Una governance antica, inscritta negli statuti, nelle carte di Regola, nelle forme di cooperazione, nella sapienza di chi dialogava con la terra come fonte di sostentamento. Una relazione necessaria che conosceva la misura come buona pratica, perché maltrattare la terra significava maltrattare se stessi. Una rapporto con la terra certo non semplice, se si considera che l’89 per cento del territorio compreso nella Riserva della biosfera è occupato da boschi, pascoli e rocce: una conformazione che disegna i destini degli uomini, che a quei boschi e a quei pascoli hanno consacrato le proprie vite.

«La mostra – spiega la coordinatrice del MaB Biosfera Unesco Micaela Deriu – vuole essere un invito rivolto alle comunità locali, alle istituzioni e alle persone che abitano e vivono questi territori a rafforzare la consapevolezza del valore e dell’alta qualità dell’ambiente, prodotto e mantenuto fino ad oggi, e l’impegno nel proseguire quel rapporto virtuoso tra le attività dell’uomo e la gestione del suo territorio. Tutte le attività promosse dal MaB Biosfera Unesco sono finanziate dalla Provincia autonoma di Trento, dai Bim del Sarca Mincio Garda e del Chiese, e dalle Comunità di Valle delle Giudicarie e dell’Alto Garda e Ledro».

La mostra inizia con una sezione introduttiva che illustra le caratteristiche del riconoscimento MaB biosfera Unesco «Alpi Ledrensi e Judicaria – Dalle Dolomiti al Garda», poco noto nei suoi risvolti concreti, costituita da fotografie e testi che illustrano la biodiversità floristica, faunistica e culturale del territorio. La sezione centrale, «Uomini», propone i volti del passato, quelli delle persone che hanno curato, custodito e infine consegnato alle generazioni successive il territorio; ai loro, sono accostati i volti del presente, cioè degli uomini e delle donne (e le rispettive storie) che oggi hanno scelto di stare nei boschi, nei prati e sugli alpeggi, affidandosi a pratiche innovative e alla tecnologia per tenere in vita l’antico rapporto con la terra e le bestie, in una reciprocità con la natura di cui Unesco ha riconosciuto scientificamente e certificato il valore. Dalle storie – in mostra una trentina di storie raccolte sul campo, con foto e interviste – l’evidenza che ognuno dei protagonisti ha un luogo che lo ha nutrito, e che il paesaggio non è solo fuori: si sedimenta dentro di noi. Una sedimentazione affettiva che la mostra svela e narra, esperienze e testimonianze che confermano come la cultura sia garanzia di buone pratiche, e come pluralità voglia dire ricchezza, anche di pensiero.

La sezione successiva è dedicata ai boschi, dei quali racconta la bellezza e la forza evocativa; prima di arrivarci, una saletta è tutta per l’orso, narrato da una serie di fotografie di Massimo Vettorazzi, che ha fotografato l’orso con uno sguardo di rispetto a favore del dialogo fra le specie animali nell’idea di un ecosistema in cui la biodiversità è un valore. L’esposizione è chiusa dalla sezione «Prati» dove per la prima volta è esposto nella sua completezza l’erbario dell’Ecomuseo della Judicaria, costituito da ottanta specie raccolte negli anni dal botanico Marco Merli. Prati che diventano campi coltivati.

La mostra è promossa da MaB Biosfera Unesco «Alpi Ledrensi e Judicaria dalle Dolomiti al Garda» in partnership con i territori coinvolti: Apt Garda Trentino, Apt Terme di Comano, Consorzio turistico Valle di Ledro, Consorzio turistico Valle del Chiese, Ecomuseo della Judicaria e tutti i Comuni parte del MaB: Bleggio Superiore, Bondone, Comano Terme, Fiavé, Ledro, Riva del Garda, San Lore