“La guerra, caccia all’ebreo ma anche persecuzione comunista”
Uno scritto, vergato dal consigliere comunale di Tenno Gerardo Gaiatto e dalla professoressa Maria Luisa Crosina arriva in redazione: “Ai nostri ragazzi si dovrebbe spiegare che nel Novecento ci fu, oltre alla caccia all’ebreo, anche il rastrellamento e la persecuzioni di uomini, donne, bambini italiani”.
È questo un passaggio del testo con il quale i due firmatari intendono porre l’attenzione alle istituzioni, destra o sinistra che rappresentino, sui fatti storici che ne hanno caratterizzato l’evolversi. L’eccidio nazifascista contro gli ebrei da una parte, ma anche quello della persecuzione di tanti italiani ad opera dell’allora polizia jugoslava che, nelle foibe, hanno gettato uomini, donne e bambini solamente perché italiani.
“Ci vorrebbe una corretta informazione – scrivono Gaiatto e Crosina – per evitare che un domani le tragedie si ripetano. Sappiamo tutto, ad esempio, sulla deportazione ed i lager della Germania nazista, ma poco o nulla le nuove generazioni apprendono dei campi di concentramento comunisti jugoslavi di Borovnica, Aidussina, Skofia, Loka, Maribor, Goli Otok, ecc. in cui tra il 1943 ed il 1947 il dittatore Tito fece rinchiudere, torturare e massacrare centinaia di uomini, donne, bambini italiani”.
“La giornata in “Memoria della Shoah” e il “Giorno del ricordo delle foibe e dell’esodo giuliano” – scrivono all’inizio del documento pervenutoci – hanno ricevuto anche quest’anno le giuste commemorazioni da parte delle Istituzioni. Purtroppo, però, anche nel 2021 non abbiamo assistito a una presa di posizione della politica tutta, di sinistra e di destra, tesa a seppellire l’ascia di guerra, limitandosi al mero ricordo di due genocidi”. Per Crosina e Gaiatto, dunque, in merito va spiegato alle nuove generazioni che l’allora Polizia jugoslava, la Ozna, operava con gli stessi metodi delle famigerate e (forse) più note SS naziste. “Ci auguriamo – concludono – che in un prossimo futuro una politica più illuminata aiuti noi cittadini a sconfiggere l’ignoranza della storia, alla faccia dei negazionisti rossi o neri e stabilisca anche una data nell’anno in cui possano essere ricordati tutti gli stermini di massa della storia dell’umanità. Ricordando che la pietas per tutti i defunti di qualsiasi appartenenza, colore, nazione essi siano stati, è un valore che misura la civiltà di un popolo”.